Salve, cari lettori! Quello di oggi è un post diverso dal solito, perché dedicato -come avrete letto nel titolo- ad un genere talvolta poco compreso se non addirittura sconosciuto. Sto parlando del bellissimo, affascinante e criptico mondo delle distopie.
Innanzitutto è bene sfatare subito il mito che vede distopia e fantascienza andare a braccetto senza presentare alcuna reale differenza.
Per fantascienza, infatti, si intende quel genere letterario (estesosi poi al cinema), in cui l'elemento narrativo si fonda su ipotesi o intuizioni di carattere più o meno plausibilmente scientifico e si sviluppa in una mescolanza di fantasia e scienza. -fonte: Enciclopedia Treccani.
Per distopia, invece, si intende la previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all'utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi (equivale quindi a utopia negativa). -fonte: Enciclopedia Treccani.
In parole povere, di cosa stiamo parlando?
*Io parlerò di libri, ma questo discorso può essere fatto anche per i lungometraggi.
Entrambi i generi presentano aspetti del nostro quotidiano che ancora non esistono o sono tutt'oggi impensabili, e per questo si potrebbe pensare siano la medesima cosa, ma in realtà un libro di fantascienza tratta una storia caratterizzata da forti risvolti scientifici e/o tecnologici, reali o immaginari, sulla società e su un individuo che può esulare dal normale essere umano, inoltre questa storia può venire a verificarsi in un passato, in un presente o, più frequentemente, in un dato futuro distante tot anni (solitamente un numero ingente) senza però fornire una spiegazione su cosa sia successo o su come si sia arrivati dal nostro presente al loro futuro, o, addirittura, in altri casi quello presentato è un universo/mondo a parte e quello spiegato è il suo funzionamento. Una storia distopica, invece, è la descrizione o rappresentazione di una realtà immaginaria del futuro, ma prevedibile sulla base di fenomeni del presente percepiti come estremamente negativi, in cui vengono riportate esperienze sociali, politiche, religiose, ambientali tremendamente opprimenti e pericolose.
Bisogna quindi fare attenzione: solo perché nel futuro descritto esiste qualcosa di diverso dal nostro presente, non si è obbligatoriamente di fronte ad una distopia.
La differenza, inoltre, non è neanche il grande lasso di tempo che può intercorrere dal punto in cui noi ci troviamo al futuro di cui si parla: ciò che rende una distopia tale è, infatti, la spiegazione di come si sia arrivati a quel momento, spiegazione che però deve risultare verosimile e realistica.
Senza dimenticare che una storia di fantascienza può presentare un futuro particolarmente positivo, particolarmente negativo o anche solo un normalissimo futuro "grigio" -come piace chiamare a me tutte quelle situazioni o quei personaggi che non si possono definire né totalmente buoni né totalmente cattivi e che rispecchiano la reale natura umana-, mentre le distopie presenteranno sempre e solo un futuro negativo portato all'estremo.
Appurato come distopia e fantascienza non siano la stessa cosa, andiamo ad affrontare meglio il genere fulcro di questo post.
Partiamo quindi subito dal presupposto che la distopia è una denuncia del nostro presente. Fin dalle prime pagine il libro ci sta urlando: "Guarda, che se non fai attenzione a quello che voti, a quello che dici, a quello che fai, arriverai a questo!" e la cosa raccapricciante, e che spaventa molti, è che quello con cui ci si sta rapportando non è un mondo inventato di sana pianta, che interagisce con eventi irrealistici come possono essere magia e mitologia, ma è una trasposizione estremamente realistica di quello a cui il nostro presente potrebbe portare. E', dunque, a tutti gli effetti un genere di denuncia, che non nasce per intrattenere, ma per mettere in guardia.
Ulteriore peculiarità di questo genere è quella di presentare solo uno spaccato di vita di un nostro ipotetico protagonista: con le distopie, infatti, non si cerca di raccontare la storia di uno, ma di raccontare la società di molti attraverso la vita di uno. Si dice che le distopie siano belle per la storia e non per il finale, perché alla fine non c'è mai una reale risoluzione del problema! Che questo spaccato di vita presenti delle proprie avventure all'interno della storia è legittimo e fondamentale ai fini della trama, ma proprio perché non è la storia di un singolo quella che si sta raccontando, la risoluzione dei suoi problemi privati non è il fine ultimo e non è neanche garantita, questo perché le distopie non hanno lo scopo di esistere per dire come risolvere quella brutta parte del futuro, ma hanno lo scopo di mettere in guardia per evitare che ci si arrivi.
Le distopie potrebbero essere blandamente raffigurate da un cartello "ATTENZIONE" e come tutti i cartelli di pericolo, non viene fornito altro che un avvertimento. Di conseguenza, quando si cerca di dare un finale alle distopie è sempre difficile, specialmente quando si opta per un happy ending (il "finale felice"), perché risulta un po' un controsenso. Il modo migliore sarebbe quello di finire una storia senza farla però finire realmente: infatti, con la conclusione del libro, termina la storia che ci stanno raccontando, quella del protagonista, non dell'intera società; il protagonista può persino morire, ma il mondo, la società in cui ci hanno calato, continueranno ad esistere e a persistere. "Il mondo va avanti" e purtroppo lo fa indipendentemente se sia bello o brutto, positivo o negativo. Pertanto, il "non happy ending" è in realtà il modo migliore per finire una distopia, perché la si rende più reale.
Di nuovo, infatti, non si sta cercando di produrre un'opera che occupi semplicemente il tempo, che faccia distrarre, che sia la fonte di evasione dai problemi della giornata, un'opera che ti accompagni alla calma con una carezza, no, si sta cercando di produrre un'opera che ti svegli con uno schiaffo, che ti faccia aprire gli occhi violentemente, che ti costringa ad uno sviscerante dialogo interiore. Qualsiasi opera distopica vuole essere la sveglia del mattino, non il cuscino della sera! Bisogna ricordare come il presupposto di questo genere sia quello di denunciare un sistema, che sia politico, sociale, religioso o anche tutti e tre. Capite quindi come un finale felice non sia solo l'ultimo dei problemi, ma anche controproducente! Come si può parlare di un futuro spaventoso se poi una singola persona è in grado di sentirsi realizzata, di desiderare, lottare e infine conquistare qualsiasi cosa voglia? Come si può mettere in guardia su una tragicità estesa ai massimi livelli, se poi ci sono persone che ne giovano quotidianamente?
Estremamente importante è, infine, come per la distopia non ci sia una reale distinzione fra la società e la gente che la compone: abbiamo detto che questo genere è una denuncia ad un sistema corrotto, ma non abbiamo detto che può essere quello di una società come anche quello della passività della gente.
"Perché il male trionfi, è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione" (Vox, Chiristina Dalcher)
"Perché il male trionfi, è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione" (Vox, Chiristina Dalcher)
La distopia rimane, però, un genere letterario (e non) e come tale non può non presentare suddivisioni interne. Esistono, infatti, tre principali filoni narrativi: un primo, caratterizzato da società in cui il potere dell'autorità (politica, religiosa, tecnologica, ecc) pretende di controllare ogni aspetto della vita umana; un secondo, che invece è una rappresentazione o della distruzione o della massima degradazione del genere umano a causa di catastrofi globali, per lo più di carattere antropico (ovvero, causate dall'uomo); e infine un terzo, che riporta quelle società sull'orlo del disastro capaci oramai di avvertire come imminente la fine della civiltà.
Sicuramente il primo filone lo avrete sentito, almeno una volta nella vita, sotto la denominazione di totalitarismo. In questo caso, oltre alle caratteristiche comuni delle distopie, le peculiarità che lo contraddistinguono sono senza dubbio la suddivisione della società in classi (o caste); quello che viene denominato "il culto dello Stato, del suo governo e del suo leader", ottenuto attraverso una profonda propaganda del regime e attraverso dei rigidi sistemi educativi che convincono come lo stile di vita offerto sia l'unico possibile, se non il migliore; il conformismo dilagante e la conseguente depersonalizzazione dell'individuo, più facile da controllare del dissenso e dell'individualità; un controllo totale e assoluto, perpetrato attraverso un sistema penale basato spesso sulla tortura fisica e/o psicologica e da controlli costanti e invadenti di agenzie governative o paramilitari o di potenti e avanzate reti tecnologiche; ed infine l'avversione per tutto quello che è esterno allo Stato e che non viene presentato come "sicuro" dallo stesso.
"Quando l'individuo sente, la Comunità è in pericolo" (Aldous Huxley)
Il secondo filone è sicuramente più conosciuto, quantomeno nel panorama del cinema: sto parlando del filone denominato anche post apocalittico. Anche qui, oltre alle caratteristiche comuni delle distopie, le peculiarità che lo contraddistinguono sono: la popolazione umana ridotta ai minimi termini, pochi sopravvissuti al cataclisma; l'istinto di sopravvivenza è l'unico valore morale sopravvissuto; le organizzazioni umane sono particolarmente degradate e ridotte allo stato primitivo, ci si basa quindi su leggi come quella del più forte; sono ancora evidenti i resti e le tracce della società tecnologica e scientifica che un tempo esisteva; la flora e la fauna sono ridotte al minimo, se non assenti e/o inutilizzabili; e per ultima, ma non meno importante, la presenza di geni mutati, in animali e umani, generata dall'uso di armi chimiche, biologiche o nucleari (che hanno anche condotto al cataclisma).
Con molta probabilità leggendo queste brevi schede vi saranno venuti in mente almeno un paio di libri o film, ma vi sorprenderebbe scoprire quante opere in realtà siano distopiche.
Come ampiamente già detto sopra, le distopie sono denunce e attraverso questi due macro-filoni, è facile individuare le due denunce che vengono fatte: una socio-politica e l'altra ambientale. Entrambe però hanno lo scopo di spaventare, di allarmare, di farvi scorrere quella singola goccia di sudore freddo lungo la schiena. Hanno lo scopo di farvi sentire la loro presenza, di sbattervi in faccia quella che non è la nostra realtà, ma che potrebbe diventarlo. Se un tempo si utilizzava la fiaba di Cappuccetto Rosso per mettere in guardia dai pericoli che si annidano negli sconosciuti, adesso si usa 1984.
I tempi cambiano e cambiano anche le modalità di comunicazione, denunce sociali incluse. A tutti coloro che stanno ancora leggendo, a quelli solo curiosi e a quelli che ancora non hanno ben chiaro di cosa io stia parlando, voglio dire che esistono tante tipologie di distopie quante le ingiustizie sociali che avvengono quotidianamente e una tipologia non ne esclude per forza un'altra: come abbiamo, infatti, già notato con i filoni principali, lo stesso ragionamento può essere applicato alle varie sottocategorie, o meglio, agli argomenti che più si vogliono trattare nello specifico.
Quella che intendo riportarvi ora è una lista delle opere distopiche più famose, a cui affiancherò la trama per meglio farvele inquadrare.
Per quanto riguarda lo scenario dei totalitarismi, questo dovrebbe farvi accapponare la pelle e allo stesso tempo farvi saltare febbrilmente sul posto per il bisogno di agire e fare qualcosa. Dovrebbe generare in voi l'istinto di intervenire pur essendo consapevoli che quello raccontato è un mondo cheancora non esiste. Dovrebbe essere il vaccino che vi espone al virus per farvelo riconoscere in futuro.
Ecco quindi alcune distopie che trattano di totalitarismi.
1984, di George Orwell
Il mondo è diviso in tre superstati in guerra fra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. L'Oceania, la cui capitale è Londra, è governata dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la psicopolizia che interviene al minimo sospetto. Tutto è permesso, non c'è legge scritta. Niente, apparentemente, è proibito. Tranne pensare. Tranne amare. Tranne divertirsi. Insomma: tranne vivere, se non secondo i dettami del Grande Fratello. Dal loro rifugio, in uno scenario desolante, solo Winston Smith e Julia lottano disperatamente per conservare un granello di umanità...
"Quando l'individuo sente, la Comunità è in pericolo" (Aldous Huxley)
Il secondo filone è sicuramente più conosciuto, quantomeno nel panorama del cinema: sto parlando del filone denominato anche post apocalittico. Anche qui, oltre alle caratteristiche comuni delle distopie, le peculiarità che lo contraddistinguono sono: la popolazione umana ridotta ai minimi termini, pochi sopravvissuti al cataclisma; l'istinto di sopravvivenza è l'unico valore morale sopravvissuto; le organizzazioni umane sono particolarmente degradate e ridotte allo stato primitivo, ci si basa quindi su leggi come quella del più forte; sono ancora evidenti i resti e le tracce della società tecnologica e scientifica che un tempo esisteva; la flora e la fauna sono ridotte al minimo, se non assenti e/o inutilizzabili; e per ultima, ma non meno importante, la presenza di geni mutati, in animali e umani, generata dall'uso di armi chimiche, biologiche o nucleari (che hanno anche condotto al cataclisma).
Con molta probabilità leggendo queste brevi schede vi saranno venuti in mente almeno un paio di libri o film, ma vi sorprenderebbe scoprire quante opere in realtà siano distopiche.
Come ampiamente già detto sopra, le distopie sono denunce e attraverso questi due macro-filoni, è facile individuare le due denunce che vengono fatte: una socio-politica e l'altra ambientale. Entrambe però hanno lo scopo di spaventare, di allarmare, di farvi scorrere quella singola goccia di sudore freddo lungo la schiena. Hanno lo scopo di farvi sentire la loro presenza, di sbattervi in faccia quella che non è la nostra realtà, ma che potrebbe diventarlo. Se un tempo si utilizzava la fiaba di Cappuccetto Rosso per mettere in guardia dai pericoli che si annidano negli sconosciuti, adesso si usa 1984.
I tempi cambiano e cambiano anche le modalità di comunicazione, denunce sociali incluse. A tutti coloro che stanno ancora leggendo, a quelli solo curiosi e a quelli che ancora non hanno ben chiaro di cosa io stia parlando, voglio dire che esistono tante tipologie di distopie quante le ingiustizie sociali che avvengono quotidianamente e una tipologia non ne esclude per forza un'altra: come abbiamo, infatti, già notato con i filoni principali, lo stesso ragionamento può essere applicato alle varie sottocategorie, o meglio, agli argomenti che più si vogliono trattare nello specifico.
Quella che intendo riportarvi ora è una lista delle opere distopiche più famose, a cui affiancherò la trama per meglio farvele inquadrare.
Per quanto riguarda lo scenario dei totalitarismi, questo dovrebbe farvi accapponare la pelle e allo stesso tempo farvi saltare febbrilmente sul posto per il bisogno di agire e fare qualcosa. Dovrebbe generare in voi l'istinto di intervenire pur essendo consapevoli che quello raccontato è un mondo che
Ecco quindi alcune distopie che trattano di totalitarismi.
1984, di George Orwell
Il mondo è diviso in tre superstati in guerra fra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. L'Oceania, la cui capitale è Londra, è governata dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la psicopolizia che interviene al minimo sospetto. Tutto è permesso, non c'è legge scritta. Niente, apparentemente, è proibito. Tranne pensare. Tranne amare. Tranne divertirsi. Insomma: tranne vivere, se non secondo i dettami del Grande Fratello. Dal loro rifugio, in uno scenario desolante, solo Winston Smith e Julia lottano disperatamente per conservare un granello di umanità...
"La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L'ignoranza è forza"
La fattoria degli animali, di George Orwell
Gli animali di una fattoria, stanchi dei continui soprusi degli esseri umani, decidono di ribellarsi e, dopo aver cacciato il proprietario, tentano di creare un nuovo ordine fondato sul concetto utopistico di uguaglianza. Ben presto, tuttavia, emerge tra loro una nuova classe di burocrati, i maiali, che con l'astuzia, la cupidigia e l'egoismo che li contraddistinguono si impongono in modo prepotente e tirannico sugli altri animali più docili e semplici d'animo. L'acuta satira orwelliana verso il totalitarismo è unita in questo apologo a una felicità inventiva e a un'energia stilistica che pongono La fattoria degli animali tra le opere più celebri della narrativa del Novecento.
Il mondo nuovo, di Aldous Huxley
Il culto di Ford domina uno Stato totalitario in cui ogni aspetto della vita viene pianificato in nome del razionalismo produttivistico e tutto è sacrificato al mito del progresso. Concepiti e prodotti industrialmente in provetta, i cittadini sono liberi da fame, guerra, malattie e possono accedere liberamente a ogni piacere. In cambio, però, devono rinunciare a emozioni e sentimenti, a ogni manifestazione della propria individualità. Devono produrre e consumare e, soprattutto, non amare. Un romanzo visionario, dall'inesausta forza profetica, sul destino dell'umanità e sulla forza di cambiarlo.
Fahrenheit 451, di Ray Bradbury
Il racconto dell'ancella, di Margaret Atwood
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Le poche donne in grado di avere figli, le "ancelle", sono costrette alla procreazione coatta, mentre le altre sono ridotte in schiavitù. Della donna che non ha più nome e ora si chiama Difred, cioè "di Fred", il suo padrone, sappiamo che vive nella Repubblica di Gilead, e che può allontanarsi dalla casa del padrone solo una volta al mese, per andare al mercato. Le merci non sono contrassegnate dai nomi, ma solo da figure, perché alle donne non è più permesso leggere. Apparentemente rassegnata al suo destino, Difred prega di restare incinta, unica speranza di salvezza; ma non ha del tutto perso i ricordi di "prima"...
*Questo libro in particolare, devo però specificare, fa parte anche delle distopie post apocalittiche.I testamenti, di Margaret Atwood
«Il racconto dell'ancella» si chiude con una porta sbattuta sul futuro di Difred. Per anni i lettori sono rimasti nel dubbio di cosa ne sarebbe stato di lei... Libertà, prigione, morte?
I Testamenti è narrato attraverso tre punti di vista: quello di Daisy, ragazza adolescente che vive in Canada e che ha studiato il fenomeno della nascita di Gilead soltanto sui libri; la semi coetanea Agnes, la quale, invece, a Gilead è cresciuta; e di Zia Lydia, che scopriamo essere non solo il giudice morale di questo regime totalitario, ma anche un ex magistrato, che del rispetto delle regole e della parità di genere aveva fatto la sua personale battaglia, in quella che a Gilead chiamano "vita precedente".
*Essendo esso il seguito de "Il racconto dell'ancella", fa parte della stessa visione distopica e per questo fa parte sia delle distopie dei totalitarismi che delle distopie post apocalittiche.
Ragazze elettriche, di Naomi Alderman
Naomi Alderman immagina un mondo dominato dalle donne, in cui gli uomini sono ridotti in semischiavitù. Le ragazze adolescenti hanno infatti sviluppato una sorta di energia elettrica capace di fulminare chiunque cerchi di molestarle. Quattro personaggi ci guidano tra i diversi scenari sociali, politici, mediatici e confessionali che il rivoluzionario ribaltamento delle gerarchie e dei rapporti di genere ha innescato, raccontandoci come la diffusione della scintilla del potere femminile sia rapidamente degenerata nella depravazione. Le donne ora distruggono, violentano, seviziano e uccidono proprio come prima di loro avevano fatto gli uomini. Questa è l'atroce verità. L'universo distopico di Alderman, infatti, cresce e si sviluppa attorno ad una questione attualissima e disturbante: perché le persone, al di là del sesso e della razza, abusano del potere?
Noi, di Zamjatin Evgenij
È la fine del terzo millennio, l'umanità vive in uno spazio ipermeccanicizzato e socialmente ipercontrollato, chiuso dalla Muraglia Verde. Gli individui non hanno più un nome, sono alfanumeri. Come D-503, ingegnere al lavoro sul progetto dell'«Integrale», la nave spaziale destinata a esportare su altri pianeti il perfetto ordinamento politico dello Stato Unico, dove ogni attività è disciplinata, standardizzata e, soprattutto, visibile a chiunque: tutti gli edifici sono di vetro. È proprio D-503 a raccontare la vicenda della ribelle I-330 e del suo piano per dare inizio a una nuova rivoluzione. Scritto tra il 1919 e il 1921, prontamente censurato (uscito in inglese nel 1924, nel 1952 in russo ma a New York, e solo nel 1988 in URSS), «Noi» è il capostipite di tutte le distopie del Novecento, antesignano di «1984» di Orwell e del «Mondo nuovo» di Huxley.
Neuromante, di William Gibson
Un mondo di cupa delinquenza e di elevata tecnologia, di droghe e computer, di traffico nero di organi umani, di popolosi quartieri dove si aggira il più squallido sottobosco umano. In questo mondo si muove Case, un tempo il miglior "cowboy" d'interfaccia, che, con la mente, riusciva a entrare e a muoversi nel "cyberspazio", dove la sua essenza disincarnata frugava nelle banche dati di ricchissime multinazionali per rubare le informazioni richieste dai suoi mandanti. Dopo aver cercato di ingannare alcuni di loro, il suo sistema nervoso è stato danneggiato in maniera tale da non poter più entrare nel "cyberspazio". Ma adesso gli viene offerta una nuova possibilità e sta soltanto a lui sfruttarla a dovere...
Il signore delle mosche, di William Golding
un gruppo di bambini inglesi, sopravvissuti a un incidente aereo, resta abbandonato a se stesso su un'isola deserta. All'inizio tutta ha il sapore di una piacevole vacanza: l'isola è ricca di alberi da frutto, di piccoli cinghiali, c'è perfino un fiume che forma in prossimità del mare una piscina di acqua dolce. I ragazzetti si sentono gli eroi di una straordinaria avventura, si costituiscono in una piccola comunità democraticamente organizzata con un capo, Ralph, un esercito di cacciatori agli ordini di Jack, un parlamento costituito sull'esempio della collettività degli adulti. La ribellione agli ordini e alle leggi, fomentata da Jack, trasformerà questi giovani prodotti della civiltà moderna in una terribile tribù di selvaggi sanguinari dai macabri riti. Il Signore delle Mosche, una testa di porco brulicante di insetti, infissa in un palo nel follo della foresta, non è solo una maschera simbolica, ma anche la traduzione letterale di Belzebub, biblica radice di ogni male
Se interessati, potete trovare qui la mia recensione a questo libro!
Sottomissione, di Michel Houellebecq
A Parigi, in un indeterminato ma prossimo futuro, vive François, studioso di Huysmans, che ha scelto di dedicarsi alla carriera universitaria. Perso ormai qualsiasi entusiasmo verso l'insegnamento, la sua vita procede diligente, tranquilla e impermeabile ai grandi drammi della storia, infiammata solo da fugaci avventure con alcune studentesse, che hanno sovente la durata di un corso di studi. Ma qualcosa sta cambiando. La Francia è in piena campagna elettorale, le presidenziali vivono il loro momento cruciale. I tradizionali equilibri mutano. Nuove forze entrano in gioco, spaccano il sistema consolidato e lo fanno crollare. È un'implosione improvvisa ma senza scosse, che cresce e si sviluppa come un incubo che travolge anche François. "Sottomissione" è il romanzo più visionario e insieme realista di Michel Houellebecq, capace di trascinare su un terreno ambiguo e sfuggente il lettore che, come il protagonista, François, vedrà il mondo intorno a sé, improvvisamente e inesorabilmente, stravolgersi.
La svastica sul sole, di Philip K. Dick
Le forze dell'Asse hanno vinto la Seconda guerra mondiale e l'America è divisa in due parti, l'una asservita al Reich, l'altra ai Giapponesi. Sul resto del mondo incombe una realtà da incubo: il credo della superiorità razziale ariana è dilagato a tal punto da togliere ogni volontà o possibilità di riscatto. L'Africa è ridotta a un deserto, vittima di una soluzione radicale di sterminio, mentre in Europa l'Italia ha preso le briciole e i nazisti dalle loro rampe di lancio si preparano a inviare razzi su Marte e bombe atomiche sul Giappone. Sulla costa occidentale degli Stati Uniti, i Giapponesi sono ossessionati dagli oggetti del folclore e dalla cultura americana, e tutto sembra ruotare intorno a due libri: il millenario I Ching, l'oracolo della saggezza cinese, e il best-seller del momento, vietato in tutti i paesi del Reich, un testo secondo il quale l'Asse sarebbe stato in realtà sconfitto dagli Alleati. "La svastica sul sole" racconta la Storia e le sue possibilità, la realtà e le riscritture, lo scontro culturale tra Oriente e Occidente, l'invasione della spiritualità nella vita quotidiana, il dramma morale di chi deve sopravvivere in un regime di sottomissione.
La festa nera, di Violetta Bellocchio
Le città italiane sono invivibili. Un crescente numero di persone scappa e va a abitare in provincia alla ricerca di una nuova dimensione esistenziale. C’è bisogno di aggrapparsi tenacemente a qualcosa in cui credere insieme al rifiuto di qualsiasi forma di tecnologia. I tre protagonisti di La festa nera partono così da Milano per realizzare un reportage filmato sulla Val Trebbia, territorio diverso, ad alta densità di sette, dove si mischiano vecchie e nuove superstizioni (anche il fantomatico culto del serpente nero). La loro comunità è proiettata verso un “nuovo futuro” alla ricerca di un definitivo riscatto, ma un passato di violenze e vecchi pregiudizi (la paura dei maschi nei confronti delle donne) condiziona pesantemente i loro comportamenti. Solo la persona più determinata (e più fortunata) delle tre riuscirà a tornare indietro senza perdersi definitivamente.
Fatherland, di Robert Harris
E se Hitler avesse vinto la guerra? Robert Harris ipotizza un diverso andamento degli eventi storici in un fantathriller improntato su un'indagine per un delitto eccellente nella Berlino capitale dell'impero nazista.
Pur essendo un'ucronia e tecnicamente non una distopia, mi sento di inserire questo libro perché presenta ugualmente un futuro chiaramente negativo.
Accanto a questi pilastri del genere distopico, poi, nel corso degli anni sono andati a susseguirsi delle opere destinate ad un pubblico più giovane (Young Adult) e di conseguenza si è andata un po' a perdere quella parte drastica e drammatica del "finale non finale" preferendo optare per un happy ending che meglio sarebbe stato accolto dai giovani lettori. È il caso di famosissime saghe di cui sicuramente avreste sentito parlare, se non addirittura letto!
Vox, di Christina Dalcher
Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere. Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto. Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l'unica che ora ha la possibilità di ribellarsi. Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne. Limite di 100 parole raggiunto.
Se interessati, potete trovare qui la mia recensione a questo libro!
Hunger Games, di Suzanne Collins
Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l'audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c'è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c'è spazio per l'amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.
Divergent, di Veronica Roth
La società distopica in cui vive Beatrice Prior è suddivisa in 5 fazioni, ognuna delle quali è consacrata a una virtù: onestà, altruismo, coraggio, concordia e intelligenza. Il momento cruciale nella vita dei cittadini è il Giorno della Scelta, che cade allo scoccare del 16º compleanno: ogni giovane sceglie a quale fazione appartenere e a cui essere fedele. Ora tocca a Beatrice, e la sua scelta non solo sorprenderà tutti, ma segnerà per sempre il suo destino, catapultandola in un mondo duro e violento e facendole scoprire le crepe di una società che è tutto tranne che perfetta. Una società che la vorrebbe morta se scoprisse il suo segreto... Perché Beatrice non è una ragazza qualunque, lei è una divergent. Una diversa.
The Selection, di Kiera Cass
Molti anni dopo la Quarta guerra mondiale, in un Paese lontano, devastato dalla miseria e dalla fame, l'erede al trono sceglie la propria moglie con un reality show. Spettacolare. Così, per trentacinque ragazze la Selezione diventa l'occasione di tutta una vita. L'opportunità di sfuggire a un destino di fatica e povertà. Di conquistare il cuore del bellissimo principe Maxon, e di sognare un futuro migliore. Un futuro di feste, gioielli e abiti scintillanti. Ma per America Singer è un incubo. A sedici anni, l'ultima cosa che vorrebbe è lasciare la casa in cui è cresciuta per essere rinchiusa tra le mura di un palazzo che non conosce ed entrare a far parte di una gara crudele. In nome di una corona - e di un uomo - che non desidera. Niente e nessuno, infatti, potrà strapparle dal cuore il ragazzo che ama in gran segreto: il coraggioso e irrequieto Aspen, l'amico di sempre, che vorrebbe sposare più di ogni altra cosa al mondo. Poi, però, America incontra il principe Maxon, e la situazione si complica. Perché Maxon è tutto ciò che Aspen non sarà mai: affascinante, gentile, premuroso e immensamente ricco. E può regalarle un'esistenza che lei non ha mai nemmeno osato immaginare...
Iron Flowers, di Tracy Banghart
Non tutte le prigioni hanno le sbarre. In un mondo governato dagli uomini, in cui le donne non hanno alcun diritto, due sorelle non potrebbero essere più diverse l'una dall'altra. Nomi è testarda e indisciplinata. Serina è gentile e romantica, e sin da piccola è stata istruita per essere un esempio di femminilità, eleganza e sottomissione. Sono queste le doti richieste per diventare una Grazia, una delle mogli dell'erede al trono. Ma il giorno in cui le ragazze si recano nella capitale del Regno, pronte a conoscere il loro futuro, accade qualcosa di inaspettato che cambierà per sempre le loro vite. Perché, contro ogni previsione, è proprio l'indomabile Nomi a essere scelta come compagna del principe, e non Serina. E mentre per Nomi inizia una vita a palazzo, tra sfarzo e pericolosi intrighi di corte, sua sorella, accusata di tradimento per aver mostrato di saper leggere, viene confinata sull'isola di Monte Rovina, un carcere di donne ribelli in cui, per sopravvivere, bisogna combattere e uccidere. È così che entrambe si trovano prigioniere, l'una di una gabbia dorata e l'altra di una trappola infernale. Per le due sorelle la fuga è impossibile: un solo errore potrebbe significare la morte. E allora, quando non c'è soluzione, l'unica soluzione è cambiare le regole.
Se interessati, potete trovare qui la mia recensione a questo libro!
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La ragazza meccanica, di Paolo Bacigalupi
Bangkok: Anno Zero del crack energetico. Anderson Lake è l'uomo di punta della compagnia AgriGen Calorie in Thailandia. In incognito come amministratore di un impianto, Anderson setaccia i mercati di Bangkok alla ricerca di cibi considerati estinti, con la speranza di razziare il bottino delle calorie perdute della storia. Ed è qui che si imbatte in Emiko... Emiko è la Ragazza Meccanica, una creatura strana e meravigliosa. È una Neo Persona, non è umana: è un essere costruito in laboratorio e programmato per servire e appagare gli appetiti di un uomo d'affari di Kyoto, ora abbandonata nelle strade di Bangkok. Per alcuni creature senz'anima, per altri addirittura demoni, le Neo Persone sono schiavi, soldati e giocattoli per i ricchi, in un agghiacciante futuro prossimo in cui le aziende caloriche dominano un pianeta minacciato dagli oceani, l'età del petrolio è finita e gli effetti collaterali delle malattie portate dall'ingegneria genetica si diffondono ormai in tutto il mondo.
Delirium, di Lauren Oliver
Nel futuro in cui vive Lena, l'amore è una malattia, causa presunta di guerre, follia e ribellione. È per questo che gli scienziati sottopongono tutti coloro che compiono diciotto anni a un'operazione che li priva della possibilità di innamorarsi. Lena non vede l'ora di essere "curata", smettendo così di temere di ammalarsi e cominciare la vita serena che è stata decisa per lei. Ma mancano novantacinque giorni all'operazione e, mentre viene sottoposta a tutti gli esami necessari, a Lena capita l'impensabile. Si infetta: si innamora di Alex. E questo sentimento è come ritornare a vivere, in una società di automi che non conosce passione, ma nemmeno affetto e comprensione, Lena scoprirà l'importanza di scegliere chi si vuole diventare e con chi si vuole passare il resto della propria vita...
Falce, di Neal Shusterman
Un mondo senza fame, senza guerre, senza povertà, senza malattie. Un mondo senza morte. Un mondo in cui l'umanità è riuscita a sconfiggere i suoi incubi peggiori. A occuparsi di tutte le necessità della razza umana è il Thunderhead, un'immensa, onnisciente e onnipotente intelligenza artificiale. Il Thunderhead non sbaglia mai, e soprattutto non ha sentimenti, né rimorsi, né rimpianti. Quello in cui vivono i due adolescenti Citra Terranova e Rowan Damisch è davvero un mondo perfetto. O così appare. Se nessuno muore più, infatti, tenere la pressione demografica sotto controllo diventa un vincolo ineluttabile. Anche l'efficienza del Thunderhead ha dei limiti e non può provvedere alle esigenze di una popolazione in continua crescita. Per questo ogni anno un certo numero di persone deve essere "spigolato". In termini meno poetici: ucciso. Il delicato quanto cruciale incarico è affidato alle cosiddette falci, le uniche a poter decidere quali vite devono finire. Quando la Compagnia delle falci decide di reclutare nuovi membri, il Venerando Maestro Faraday sceglie come apprendisti proprio Citra e Rowan. Schietti, coraggiosi, onesti, i due ragazzi non ne vogliono sapere di diventare degli assassini. E questo fa di loro delle falci potenzialmente perfette.
Amatka, di Karin Tidbeck
Nel mondo che i Pionieri hanno colonizzato valicando un confine di cui si è persa ogni traccia, gli oggetti decadono in una poltiglia tossica se il loro nome non viene scritto e pronunciato con prefissata frequenza. Per evitarne la distruzione, un comitato centrale veglia severamente sulle parole pronunciate dagli abitanti delle colonie, perché la vita in un mondo minacciato dalla disgregazione richiede volontà e disciplina. Vanja, cittadina di Essre, viene inviata dalla sua comune nella gelida colonia di Amatka e troverà ad attenderla i primi fuochi di una rivoluzione sotterranea giocata sulla potenza del linguaggio. Suo malgrado, Vanja dovrà così affrontare le possibilità che si celano dietro il velo di blanda oppressione che assopisce i pensieri e le parole del popolo di Amatka.
Futu.re, di Dmitry Glukhovsky
Europa, 2454. L'uomo ha conquistato l'immortalità. Il presente si spalanca davanti agli occhi di tutti come un oceano da cui pescare i piaceri più raffinati e il futuro non è più una minaccia. Tutti possono tutto - tranne... L'unico, piccolo problema che mette in pericolo la nuova umanità è quello della sovrappopolazione: una durissima legislazione sulla procreazione, chiamata Legge sulla Scelta, è l'unico baluardo per il mantenimento degli standard di vita del continente, ed è generalmente accettata dalla popolazione di più di cento miliardi di persone. Non è un'Europa per vecchi e bambini, e a ricordarlo quotidianamente a chi contravviene alla Legge ci sono gli Immortali, un gruppo d'élite che dipende dal Partito che regge il Governo. Chi fa parte degli Immortali ha una storia del tutto particolare, fatta sin dall'inizio di brutalità, tradimenti e privazioni. Fra gli Immortali c'è Ian. Che un giorno viene invitato dal Senatore Schrejer, uno dei suoi capi politici, a casa sua...
Per quanto riguarda, invece, le distopie post apocalittiche, ciò che dovrebbero trasmettervi non è il desiderio di urlare contro le ingiustizie a cui state assistendo -come dovrebbe invece essere per le distopie dei totalitarismi- ma di poter schioccare le dita e vedere tutti i problemi ambientali risolti, di poter cambiare il mondo con la sola forza del pensiero. Diversamente dall'altro tipo di distopia, questa dovrebbe provocarvi una reazione più "pacifica", incentrata non sull'altro, ma su noi stessi. Gli scenari post apocalittici dovrebbero essere una presa di coscienza personale e dovrebbero smuovere in maniera più attiva gli animi delle persone, perché, se da una parte non possiamo intervenire e iniziare una ribellione contro uno Stato che ancora non esiste, non possiamo dire lo stesso del clima e delle nostre abitudini talvolta poco ecologiche, per non parlare della cultura dello spreco e del consumismo a livelli industriali a cui, consapevolmente o meno, prendiamo parte. Ecco dunque che con le distopie post apocalittiche la questione si fa più delicata, perché spesso ci si trova sulla linea sottile che separa distopia da fantascienza, ma io adesso sono qui per fornirvi qualche esempio pratico al riguardo!
Io sono leggenda, di Richard Matheson
Robert Neville è probabilmente l'ultimo uomo vivente sul pianeta... eppure non è solo. Un morbo incurabile ha trasformato uomini, donne e bambini in vampiri assetati di sangue. Di giorno Robert attraversa le rovine della civiltà, seguendo le tracce dei mostri come un cacciatore sulle orme della preda, li studia, sperimenta nuovi modi per sterminarli. Di notte si barrica in casa, assediato dalle creature delle tenebre, e implora che sorga presto il sole... Rovesciando la situazione di Dracula, vampiro nel mondo degli uomini, Matheson immagina un uomo solo in un mondo di creature mostruose, dando vita a uno degli scenari più fortunati della letteratura e del cinema novecentesco. Quello che - con la sua scrittura ossessivamente cristallina, asciutta, ipnotica - Matheson dipinge è un mondo apocalittico, straniato, nel quale ogni valore e ogni certezza vengono stravolti. Chi sono i buoni e chi i cattivi? Ci sono davvero dei buoni e dei cattivi? O ci sono solo eventi e creature che sfuggono alla comprensione razionale e alla catalogazione scientifica? L'orrore, suggerisce Matheson, ci abita accanto. Postfazione di Giancarlo De Cataldo.
Metro 2033, di Dmitry Glukhovsky
Da quando una guerra nucleare ha devastato la Terra, gli ultimi moscoviti sono sopravvissuti cercando di costruire una nuova civiltà nelle profondità della vecchia rete della metropolitana. Questa presunta sicurezza, pero, si dimostra presto ingannevole: infatti, due anni dopo essere già stati salvati da Artyom contro i Tetri, gli abitanti della Metro sono minacciati da epidemie che mettono a rischio l'approvvigionamento di cibo e da conflitti ideologici sempre più gravi. L'unica salvezza sembra risiedere in un ritorno in superficie: ma questo è ancora possibile? Contro ogni logica, Artyom tenta un viaggio - apparentemente senza speranza - verso un mondo il cui misterioso silenzio nasconde un terribile segreto.
2084 La fine del mondo, di Boualem Sansal
Nel 2084 si estende, su una buona parte del mondo, la grande potenza dell'Abistan, dove si parla l'abilang, una nuova lingua che ha soppiantato tutte le lingue precedenti, considerate stolti idiomi di non-credenti. Il nuovo dominio è sorto da una "grande guerra" contro la "miscredenza" e la sua pretesa di non sottomettersi alla volontà di Yölah e del suo rappresentante in terra, il profeta Abi. Nell'Abistan arte, pensiero, letteratura sono considerate attività corrotte di civiltà decadenti e atee. L'unica norma fondamentale è l'obbedienza a Yölah. Frustate, lapidazioni, esecuzioni negli stadi spettano a chiunque trasgredisca tale semplice norma. Dubbi, domande, riflessioni sono vietate, e ovunque risuona il grido di guerra dell'esercito di Yölah: "Andiamo a morire per vivere felici!". Dopo due lunghi anni di assenza e un altrettanto lungo periodo trascorso in un sanatorio arroccato su una montagna per curare la sua tubercolosi, Ati ritorna alla propria città natale, Qodsabad. Per la prima volta nella sua vita comincia a essere assalito da dubbi e paure... E se fosse possibile dire di no? Se fosse possibile varcare la frontiera proibita dietro la quale sopravvive un altro mondo? Ispirato alla celebre opera di George Orwell "1984", "2084. La fine del mondo", narra di un mondo futuro dove tutti gli incubi del presente sembrano realizzati nella forma di una terribile teocrazia totalitaria.
I trasfigurati, di John Wyndham
David Strorm è un ragazzo di Waknuk, uno dei pochi villaggi sopravvissuti al disastro atomico che ha devastato la terra. Figlio di un predicatore, David è abituato alle continue esortazioni alla purezza e al “guardarsi dal Mutante”, ma quando si imbatte in Sophie, una bambina che non appartiene alla sua comunità e i cui piedi hanno sei dita, David rinnega i dettami religiosi del padre e decide di tenere quel segreto per sé. Dopo aver scoperto di avere dei poteri telepatici che gli consentono di comunicare a distanza con le persone, è costretto a scappare dall’ira della piccola comunità superstiziosa, ma con la cugina Rosalind e la sorellina rimane stretto tra due fuochi: da una parte i Mutanti, dall’altro gli Zelandesi, una comunità tecnologicamente avanzata. Il titolo rielabora il terrore della guerra atomica, e tocca uno dei temi più cari alla letteratura: solo quando l’arroganza degli uomini sarà punita con una catastrofe, un nuovo mondo potrà nascere dalle sue ceneri.
Redenzione immorale, di Philip K. Dick
Redenzione immorale" è uno dei libri meno noti di Philip K. Dick, eppure vi si trovano temi e idee che ricorreranno nella sua produzione successiva. Siamo nel 2114, e il mondo è profondamente segnato dalla guerra nucleare e dalle regole del regime totalitario instaurato nel 1985 dal maggiore Streiter. Alien Purcell, il protagonista del romanzo, visita l'isola giapponese di Hokkaido, simbolo eloquente delle devastazioni causate dalla guerra, e qui tocca con mano le assurde imposizioni sociali dettate dal potere politico e mediatico di un regime che, tra le altre cose, vieta il sesso extra-coniugale e l'uso di alcolici in pubblico. Su un'isola desolata e ancora radioattiva, gli amici di Alien dissotterrano i libri del passato per salvaguardare la libertà di espressione individuale dalle velleità censorie dell'oligarchia neopuritana, intenzionata a eliminare qualsiasi trasgressione. E mentre un fiorente mercato nero offre preziose copie di testi ormai irreperibili - su tutti l'"Ulisse" di Joyce -, Alien Purcell sembra essere uno dei pochi ancora in grado di cambiare il mondo e salvaguardare l'autonomia di pensiero degli esseri umani. Introduzione e cura di Carlo Pagetti.
La penultima verità, di Philip K. Dick
"Ne 'La penultima verità' c'è una forte componente letteraria: il mondo sotterraneo, fatto di formicai umani, dove è rinchiuso il proletariato americano (ma anche quello dei Paesi comunisti avversari), in balìa dei pochi signori, veri e propri feudatari, che perpetuano la menzogna di una guerra atomica in corso, capace di rendere invivibile la superficie della Terra, evoca tutta una serie di reminiscenze, che vanno dall'Inferno dantesco - un'eco ricorrente nella produzione dickiana - al racconto distopico dell'inizio del Novecento 'La macchina si ferma' dello scrittore inglese E.M. Forster, senza dimenticare le immagini visive di 'Metropolis' di Fritz Lang e certi scenari post nucleari della fantascienza della Guerra Fredda. Il richiamo a '1984' di George Orwell e al fantoccio televisivo del Grande Fratello è perfino ovvio, anche se va ribadito che Talbot Yancy è un simulacro sostanzialmente benevolo; non uno scatenatore di odio e di violenza, ma un leader rassicurante, quasi cristianamente impegnato a esaltare i valori della perseveranza e del sacrificio, in nome di un futuro messianico."
Cecità, di Jose Saramago
In un tempo e un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un'esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l'insensibilità altrui, e qui si manifesta tutto l'orrore di cui l'uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un'umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità, artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull'indifferenza e l'egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza.
La trilogia del silo, di Hugh Howey
In un fantastico e-box la trilogia del Silo che ha stregato i lettori di tutto il mondo. Wool ci porta all'interno del Silo. Shift ci racconta la storia della sua costruzione. Dust è la cronaca della sua rovina. WOOL Cosa faresti se il mondo fuori fosse letale e l'aria che respiri potesse uccidere? Se vivessi in un luogo dove ogni nascita richiede una morte e le tue scelte possono salvare vite o distruggerle? Questo è il mondo di Wool. In un futuro apocalittico, in un paesaggio devastato e tossico, una comunità sopravvive rinchiusa in un gigantesco silo sotterraneo. Lì, uomini e donne vivono prigionieri in una società piena di regole che dovrebbero servire a proteggerli. Il rispetto delle leggi è affidato allo sceriffo Holston, un uomo lucido e malinconico che vive nel ricordo della moglie scomparsa. Dopo anni di servizio integerrimo, un giorno, a sorpresa, rompe inaspettatamente il più grande di tutti tabù e chiede di uscire, di andare fuori, incontro alla morte. La sua fatidica decisione scatena una serie di terribili eventi. A sostituirlo è nominato un candidato improbabile, un tecnico specializzato del reparto macchine: Juliette. Ora che il silo è affidato a lei, imparerà presto a sue spese quanto il suo mondo è malato. SHIFT Claustrofobico e inquietante, Shift si immerge sempre più nelle profondità dei silos, guidandoci fino alle loro origini. In un susseguirsi di rivelazioni, le domande di Wool trovano qui una risposta. O meglio, una delle tante possibili. In attesa di Dust, capitolo conclusivo dello straordinario mondo creato da Hugh Howey. DUST Cosa faresti se il destino di tutte le persone che ami fosse nelle tue mani? Se le tue scelte potessero salvare o condannare a morte l'umanità intera? La storia del Silo finisce così, con il ritorno alla polvere. Dust, polvere: quella che cade sugli operai del reparto meccanica mentre scavano un passaggio tra un silo e l'altro.
Il racconto dell'ancella, di Margaret Atwood
*Libro già affrontato nella sezione distopie dei totalitarismi.
I testamenti, di Margaret Atwood
*Essendo il seguito de "Il racconto dell'ancella", fa parte della stessa visione distopica e per questo fa parte sia delle distopie dei totalitarismi che delle distopie post apocalittiche.
L'ultimo degli uomini, di Margaret Atwood
Uomo delle Nevi vive su un albero vicino al mare, avvolto in un lenzuolo sporco. Non sa che ore sono, nessuno lo sa più. Cerca cibo e medicine nelle terre desolate e infestate da ibridi di animali. Fruga fra i resti e rimugina sulle scelte che hanno portato la Terra al tracollo, in nome di una scienza onnipotente. Si abbandona al ricordo di Oryx, donna enigmatica e quieta, e al rancore per l’amico Crake, responsabile del disastro. Le loro esistenze si erano intrecciate nel più classico, e tragico, dei triangoli. Uomo delle Nevi cerca una spiegazione, per sé e per i «figli di Crake», unica forma di vita intelligente sopravvissuta sulla Terra, frutto esemplare dell’ingegneria genetica. Sono tante le cose che vogliono capire, ignari come sono dell’insensatezza degli uomini. Come hanno dimostrato Orwell, Huxley, Vonnegut e la stessa Atwood (nel Racconto dell’ancella), la rappresentazione letteraria di un’utopia fallita può aprirci gli occhi più di innumerevoli verità sullo stato del pianeta. Quello dell’Ultimo degli uomini è un mondo che potrebbe essere a pochi anni, a poche folli decisioni di distanza da quello in cui viviamo.
Maze Runner, di James Dashner
Quando Thomas si risveglia, le porte dell'ascensore in cui si trova si aprono su un mondo che non conosce. Non ricorda come ci sia arrivato, né alcun particolare del suo passato, a eccezione del proprio nome. Con lui ci sono altri ragazzi, tutti nelle sue stesse condizioni, che gli danno il benvenuto nella Radura, un ampio spazio delimitato da invalicabili mura. L'unica certezza dei ragazzi è che ogni mattina le porte di pietra del gigantesco Labirinto che li circonda vengono aperte, per poi richiudersi di notte. Ben presto il gruppo elabora l'organizzazione di una società in cui vigono rigorose regole per mantenere l'ordine, e ogni trenta giorni qualcuno si aggiunge a loro dopo essersi risvegliato nell'ascensore. Il mistero si infittisce quando - senza che nessuno se lo aspettasse - arriva una ragazza che porta con sé un messaggio che non lascia alternative se non la fuga. Ma il Labirinto sembra essere inespugnabile... e potrebbe rivelarsi una trappola mortale.
Siamo infine giunti alla fine di quello che si è rivelato essere un post particolarmente lungo, ma spero quantomeno dettagliato e approfondito. Come avrete ormai capito, il genere distopico è alquanto difficile da inquadrare e specialmente da spiegare e in realtà non posso che augurarmi di avervi fatto meglio comprendere questa magnifica quanto tetra visione del futuro e, perché no, di avervi incuriosito! Ci tengo a specificare, ad ogni modo, che quelli che ho proposto sono solo alcuni dei tanti titoli distopici che esistono al mondo.
Quindi a te, mio caro lettore che hai capito di aver letto distopie senza accorgertene, e a te, che avevi le idee un po' confuse, e a te, che cercavi solo titoli nuovi perché questo mondo già lo conoscevi e lo riconosci con orgoglio, non posso che farvi i complimenti per il coraggio che dimostrate -o dimostrerete- affrontando queste brutte visioni del futuro nel tentativo di migliorare il presente. Guardare in faccia un incubo è difficile, ma ci permette di comprendere meglio il sogno che il nostro presente potrebbe diventare. Le distopie ci insegnano a vedere e a riconoscere questioni della nostra vita che spesso passano in sordina, silenziose, lungo i muri di una casa che un giorno potrebbe diventare stretta senza saperlo, perciò andate miei cari lettori e iniziate a vedere.
Se avete dubbi o curiosità, scriveteli nei commenti e provvederò a colmarli nei limiti della mia conosenza.
Il mio genere preferito assieme al Fantasy. Bellissimo articolo!
RispondiEliminaTi ringrazio! Abbiamo gli stessi gusti: fantasy e distopie possono essere, se ben fatti, delle perle rare ♡
EliminaMi sono avvicinata da poco al genere distopico, ma devo dire che mi affascina davvero tanto! Ha delle potenzialità per diventare uno dei miei generi preferiti. 😁 Grazie per i libri che hai segnalato di questo genere,la maggior parte di essi non li conoscevo e qualcuno l'ho inserito direttamente nella mia wishlist. Articolo da non perdere assolutamente! Complimenti
RispondiEliminaIl genere distopico è uno dei miei due generi preferiti e ti posso dire che ne vale assolutamente la pena! Ti ringrazio davvero ♡ Dovendomi informare per fornire un elendo che si rispetti, ho finito anche io per allungare la mia wishlist di tantissimo ahahah
EliminaBellissimo articolo.
RispondiEliminaSecondo me il re della distopia è Philip K. Dick. Mi piacciono molto le sue atmosfere cupe e i drammi personali dei suoi personaggi che rispecchiano quelli che erano i suoi drammi interiori. Ha influenzato quasi tutti gli autori del genere. Un libro che mi ha sorpreso e che mi ha ricordato molto PKD è: 2084 un racconto distopico, di un autore sconosciuto, che nonostante la strizzata di occhio a Orwell immerge il lettore in un universo che sembra lontano ma per certi versi è terribilmente e drammaticamente vicino (e inquietante). Parla di un appiattimento generale dell'individuo (cosa che sta realmente avvenendo già adesso) e di discriminazioni causate da un uso estremo della tecnologia (realtà aumentata, intelligenza artificiale) al servizio di multinazionali... ma non aggiungo altro per non spoilerare la storia. Un altro grandissimo autore, già citato nell'articolo, secondo me è Aldous Huxley col suo Mondo Nuovo, che non subisce mai il tempo e diventa sempre più di straordinaria attualità, che racconta di un futuro che sta già subdolamente mettendo le radici oggi. La distopia più terrificante secondo me è quella futuribile e verosimile che potrebbe benissimo diventare realtà nel giro di pochi anni.