venerdì 29 aprile 2022

Recensione: Il principe prigioniero, di C.S. Pacat

Recensione de Il principe prigioniero di C.S. Pacat, un libro che è stato una scoperta sorprendente!

Ho letto questo libro due mesi fa, ma finalmente riesco a portarvi la recensione! Sto parlando de Il principe prigioniero di C.S. Pacat, un libro che è stato una scoperta sorprendente!

Il principe prigioniero
di C.S. Pacat

Recensione: Il principe prigioniero, di C.S. Pacat

Trama

Damen è un guerriero e un eroe per il suo popolo, nonché il legittimo erede al trono di Akielos. Ma quando il fratellastro si impadronisce del potere, Damen viene catturato, privato del suo nome e spedito a servire il principe di una nazione nemica come schiavo di piacere. Bellissimo, manipolatore e pericoloso, il suo nuovo padrone, il principe Laurent di Vere, rappresenta tutto il peggio della corte di quel paese. Ma all’interno di quella letale ragnatela politica niente è come sembra, e quando Damen si trova, suo malgrado, invischiato nelle macchinazioni per il raggiungimento del potere, è costretto a collaborare con Laurent per sopravvivere e salvare la sua casa. Per il giovane condottiero, a quel punto, vige una sola regola: non rivelare mai, in nessun caso, la propria identità, perché l’uomo da cui dipende è anche colui che, più di chiunque altro, ha motivo di odiarlo…


Recensione

Mentirei se dicessi che non avevo aspettative prima di iniziare. Le avevo e in tutta sincerità ero pronta a rimanere delusa per il trash che mi aspettavo di trovare. Spoiler: non c'è nulla di trash in questa storia!

Non so perché me lo aspettassi, in realtà: forse per la mole molto ridotta del libro o forse perché con storie mlm* enemies to lovers scritte da donne si teme a volte di scadere nella feticizzazione. Niente di concreto o fondato, insomma.

*(mlm è l'acronimo per men loving men, ovvero due uomini che provano attrazione reciproca e che potrebbero essere gay, bi, pan, etc.)

Non sono mai stata più contenta di aver dato comunque una possibilità a questo libro, perché ho trovato un mondo con un potenziale altissimo.
Il worldbuilding è la cosa che più mi ha colpita: non leggevo di culture inventate così originali da tanto. Da classicista non so se sia solo 'deformazione professionale' o se questa mia sensazione abbia qualche fondamento, ma a tratti le animosità e parte della cultura reciproca di questi due Stati mi hanno ricordato molto Sparta e Atene (e se avete un po' di conoscenze di storia greca già dovreste capire quanto pochi idilliaci siano i rapporti fra i due regni del libro). 

Di complesso, però, non c'è solo la costruzione di questo mondo ambientato in un periodo molto simile ai nostri primi secoli dopo la nascita di Cristo, ma l'intera compagine di dinamiche e caratterizzazioni dei personaggi. 

NB: tutti i nomi del regno di Vere, luoghi e persone, vorrebbero una pronuncia francese. Io ho impiegato un lasso di tempo vergognosamente troppo lungo per accorgermene e ormai il danno era fatto (/Lo-Ron/ non mi avrà mai, per me ormai rimane /Laurent/, pronunciato esattamente come viene scritto).

Ma, andando con ordine: il worldbuilding.

Come già anticipato, ci troviamo di fronte ad un mondo immaginario, ma che se dovessimo inquadrare cronologicamente fisserei intorno al III sec d.C., pieno impero romano in sostanza. Per una volta, infatti, non abbiamo un'ambientazione semi medievaleggiante e questo dava già aria di novità. Come se non bastasse, abbiamo ben due culture diverse veramente ben congeniate. Pacat riceve tutti i miei più sentiti complimenti perché riuscire a partorire due società così controverse e sfaccettate in così poche pagine (sono 230 pagine di un'edizione tascabile) dalle mie parti si chiama talento. 

Abbiamo infatti da una parte Akielos, patria del protagonista Damen e dall'altra Vere, patria di Laurent, dove la prima ha velati riferimenti al culto del corpo e all'onore spartani e la seconda, invece, ai piaceri del corpo e agli intrighi politici ateniesi. Sono entrambi i principi dei rispettivi regni e non potrebbero essere più diversi, ma allo stesso tempo più simili.

Come avrete letto dalla trama, il principe Damianos -per gli amici Damen- si ritroverà ad essere venduto come schiavo, e sotto mentite spoglie, dal suo stesso fratello al principe della nazione nemica in un tentativo di pace apparente. La sua vera identità, ovvero quella di vero erede al trono di Akielos, che in qualsiasi circostanza gli sarebbe valsa la liberazione immediata, a Vere offrirebbe solo un futuro peggiore di quello che spetterebbe ad uno schiavo del piacere. 

Con uno stile semplice e scorrevole, ma talvolta abbastanza crudo nei temi, l'intera storia ci viene presentata dagli occhi di Damen ed è affascinante notare come più entrerà a contatto con questa cultura tanto diversa dalla propria tanto più recriminerà all'altro popolo cose che talvolta il proprio ha fatto due volte peggio: Damen sarà cieco di fronte a molte verità, e se lui non se ne renderà conto, lo farà invece il lettore. Sarà proprio la nostra partecipazione da spettatori esterni e non influenzati da anni di guerra fra le due nazioni a permetterci di notare come il nostro protagonista usi due pesi e due misure e, specialmente, a simpatizzare per il suo aguzzino, Laurent.

Sono entrambe due personalità complesse e a tutto tondo, ognuno con i propri pregi e i propri difetti. Più vi addentrerete nella storia più vorrete conoscerli, approfondirli, talvolta tirar loro qualche scappellotto, rassicurarli. Il primo approccio sarà inevitabilmente attraverso i pregiudizi di Damen, ma poi sarete capaci di vedere oltre e comprendere di pari passo con lui come non sia tutto bianco e nero e come le cose che possono sembrare chiare in realtà nascondano più ombre di quanto ci si aspetterebbe. 

Per farvi comprendere la profondità di queste due culture vi parlerò della questione degli schiavi. Partiamo col precisare che a Vere non si ha una vera e propria schiavitù, si parla piuttosto di prediletti: persone che consensualmente (anche se andrebbe poi studiato quanto effettivamente lo sia) si prestano a dei servizi in cambio di denaro e protezione. Akielos, invece, è tutta un'altra storia: gli schiavi esistono e non sono solo schiavi di guerra. Infatti, da quello che si riesce a capire da questo primo volume, parrebbe che l'intera società si basi sul lavoro schiavile di persone nate e cresciute in catene da generazioni. Il tratto curioso è il loro approccio: la loro cultura nobilita questa condizione, portando ad un'intera classe schiavile felice del proprio ruolo e incapace di aspirare ad altro (chiamatelo lavaggio del cervello, sindrome di Stoccolma... il succo non cambia più di tanto).
Vista la situazione, non vi aspettereste quindi che Damen, rampollo di Akielos, finisca per recriminare a Laurent la sua condizione da schiavo in una delle tante conversazioni per determinare quale delle due nazioni sia più barbara e meschina e chi ne ha più ne metta. Ora, proprio per l'attenta costruzione di questo mondo, arriverete ad un punto in cui vi renderete conto di come non sia davvero possibile determinare quale nazione sia migliore dell'altra, ma in questo caso concorderete che Damen si sia scavato la fossa da solo, perché giustamente Laurent gli farà notare come ad averlo reso schiavo non sia stata la gente di Vere, ma la sua di Akielos, la stessa che lui tanto ama e rispetta, la stessa che, nonostante tutti i sentimenti che Damen prova per lei, lo ha tradito, costringendolo ad una schiavitù per cui non era mai stato addestrato ad apprezzare.

Con questo esempio spero di avervi fatto comprendere qualcosa di più sia sul rapporto fra i due protagonisti sia sulla complessità di queste due culture, che personalmente mi incuriosiscono tanto quanto la caratterizzazione dei personaggi. 

Vi avevo poi già anticipato essere un enemies to lovers (da nemici ad amanti), ma, se cercherete aspetti romantici già da questo primo volume, vi avviso che non ne troverete. Il loro rapporto viene affrontato con i giusti tempi e nessuno vuole affrettare le cose inutilmente, quindi sedetevi e godetevi del sano angst con la consapevolezza che tutto arriverà a suo tempo.

Come appunto finale mi sento di dover giustificare la poca fama che può aver ricevuto questa trilogia. Credo, infatti, che ad averla penalizzata sia stato il fatto di essere molto breve. Che da una parte è un peccato, perché fosse stato per me non avrei più smesso di leggere (l'ho finito in una nottata), ma dall'altra devo dire che comunque è bilanciato correttamente. Non saprei dove si sarebbe potuto allungare e dopo averci ragionato su sono semplicemente scesa a patti con il fatto che sia una gran bella storia in formato viaggio per mia convenienza (semi cit. capitela e non deludetemi).

In conclusione, Il principe prigioniero è un libro che consiglierei? Sì, sì e ancora sì. Ho amato tutto e potrei parlarne ore, ma farei spoiler e quindi mi trattengo. Il giorno dopo averlo letto avevo già acquistato il secondo e spero di poterlo leggere e portarvelo qui a breve.

Avviso: ad oggi esistono due edizioni, una che vede i singoli volumi separati (quella che ho io) e un'altra che li vede raggruppati in un unico volume. Il prezzo non cambia che per pochi euro, quindi vedete voi, ma tenete in considerazione il fatto che esista una raccolta di novelle non inclusa nell'edizione unita, ma da molti considerata il vero epilogo della serie, che segue le copertine della prima edizione. 





VOTO


Attenzione: Controllate i TW. Personalmente non sono stata toccata da nulla di ciò che accadeva, non c'è l'estremo che si può trovare nei Fantasy Grimdark ad esempio, ma la sensibilità di ciascuno è diversa. 


Serie:
- Il principe prigioniero (#1, Captive Prince)
- La mossa del principe (#2, Prince's Gambit)
- L'ascesa dei re (#3, King Rising)
- Il palazzo d'estate e altre storie (#3.5 The Summer Palace and Other Stories)

2 commenti:

  1. Quanto sono felice che ti sia piaciuto, solo che hai fatto un'analisi così dettagliata che ora lo voglio leggere pure io! E' incredibile come qualsiasi libro tu recensisca finisca nella mia wish list, hai un modo di analizzare e recensire così elettrizzante che fosse per me andrei il libreria e prendere ogni libro di cui hai parlato fino ad ora!

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    1. *risata malefica di chi è riuscita nel suo piano mentre si scioglie in un brodo di giuggiole per i complimenti* Se non fosse stato già perfetto, avrei cercato di farmelo piacere anche solo per il fatto che me lo avevi regalato tu!

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