domenica 1 novembre 2020

Recensione: Hunger Games - Ballata dell'usignolo e del serpente

Hunger Games Ballata dell'usignolo e del serpente Recensione

Hunger Games... non credevo che avrei mai avuto il piacere di tornare a Panem e quando invece ne ho avuto la possibilità, devo ammettere, che non avevo alte aspettative. I prequel sono sempre rischiosi, i prequel spin-off ancora di più. Oggi, però, sono qui per dirvi che non solo Ballata dell'usignolo e del serpente ha superato ampiamente le aspettative, ma è entrato in una parte speciale della mia libreria!


Hunger Games - Ballata dell'usignolo e del serpente



Trama 

L'AMBIZIONE LO NUTRE, LA COMPETIZIONE LO GUIDA, MA IL POTERE HA UN PREZZO
È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l'unica, esile, possibilità di riportarlo all'antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D'ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l'arena avrà luogo un duello all'ultimo sangue, ma fuori dall'arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.


Recensione

Come vi ho anticipato poco sopra, questo libro è stata una piacevole scoperta, e non solo. E' stato in grado di lasciarmi qualcosa che va oltre la "bella storia": mi ha lasciato una visione del mondo né nera né bianca, ma tutta grigia, proprio come piace a me. Qui lo dico e lo ripeto: il diciottenne Coriolanus Snow di Suzanne Collins è il miglior personaggio grigio che io abbia mai incontrato!

Ma andiamo con ordine.

Panem, Capitol City, i Distretti e gli Hunger Games. Com'è nato tutto ciò? Qual è la mente contorta che può aver dato il via ad una sorta di guerra fra gladiatori annuale e ancor più brutale perché con partecipanti casuali? 

Per coloro che si approcciano adesso alla saga, questo libro ha la fortuna di non dare per scontato nulla, perché composto da avvenimenti antecedenti: il momento esatto in cui i veri Hunger Games hanno preso forma.
Non serve quindi aver letto prima la trilogia, se non per un qualche valore sentimentale, perché se quella parla di sopravvivenza, se presenta il punto di vista dei Distretti e degli sconfitti, in questo troverete il punto di vista di Capitol City, la vincitrice, e i suoi tentativi di rinascere a spese dello stesso paese che governa. 

Per un'amante delle distopie come me è stato estremamente gratificante ricevere delle vere e proprie spiegazioni alla base dei giochi: come essi siano nati, come si siano sviluppati, chi lo avesse fatto e soprattutto perché.

Queste, vi posso assicurare, sono tutte risposte che vi verranno fornite e non c'è niente di meglio di un libro distopico, per quanto romanzato possa essere, che si prende il tempo di spiegare l'origine del degrado sociale che si è raggiunti e soprattutto come ciò si sia evoluto. 

In coscienza non posso dirvi che il volume sia particolarmente movimentato o che presenti un ritmo serrato. Vuoi che il tutto sia raccontato dal punto di vista di Coriolanus, un ragazzo che il massimo dell'azione che era abituato a fare era il percorso a piedi da casa a scuola, vuoi che il fulcro della storia sia più introspettivo della saga originale, ma non ci sono inseguimenti, lotte, sparatorie, azioni alla Mission Impossible o gente che scocca frecce a mele in bocca a maiali. E va bene così. Il libro funziona benissimo lo stesso e, anzi, credo che la sua riuscita sia dovuta proprio al fatto che non ha mai cercato di imitare la trilogia da cui nasce. Ballata dell'usignolo e del serpente affronta tematiche simili ma da punti di vista completamente differenti! Ma quando dico questo non mi riferisco semplicemente a Capitol City da una parte e ai Distretti dall'altra, quanto alla differenza fra l'animo scostante e selvaggio di Katniss, una ragazza che si occupa della salvezza della famiglia attraverso la caccia e compere di sottobanco, e Coriolanus, un ragazzo affabile dalla parlantina facile, capace di destreggiarsi fra la falsità d'animo d'alta classe e con il fardello di dover salvare la sua famiglia, più che dalla fame, dalla fama, quella cattiva, quella che ridicolizza agli occhi di un'intera società, quella capace di ghettizzare.

A pensarci sono molte le similitudini fra i due protagonisti, e altrettante le differenze, e magari le approfondirò in un post a parte, ma per il momento mi limiterò a dirvi che, per ovvi motivi, non tutti e due avranno un finale felice. 

Stiamo leggendo del futuro presidente Snow, crudele e inflessibile, colui che rappresenterà Capitol City. Non bisogna, però, dimenticare che nessuno nasce con una cattiveria fine a se stessa (e se lo incontrate in un libro, lasciate che vi presenti i peggiori antagonisti della storia: i villain bidimensionali. Scappate finché potete!). La "malvagità" viene coltivata con il passare del tempo e ancor più nasce da una, due, dieci, mille concause, condividibili o meno, ma sempre provocata. Non può essere una sorpresa, quindi, che la figura di Coriolanus prenderà sempre più una strada diretta verso il baratro. 

Questo gli impedisce di essere un buon personaggio? Assolutamente no! Come già anticipato, il diciottenne Coriolanus Snow è il miglior personaggio grigio di cui abbia mai letto! In questo caso il grigio è più un grigio scuro, ma senza dubbio affascinante. 

Il nostro futuro presidente, infatti, non è un cattivo fine a se stesso né prova piacere nel fare del male, questo si evincerà piuttosto chiaramente, ma allo stesso tempo non si fa davvero scrupoli ad esercitare violenza, fisica o psicologica che sia, per raggiungere i propri scopi. Ciò che non lo rende un cattivo totale è il fatto che è figlio della società del suo tempo: ha vissuto la guerra e una città la cui ripresa si basava sulla demonizzazione della controparte armata, i Distretti; ha sofferto, ha pianto, ha subito perdite e una pressione sociale indicibile. Sono scusanti? Assolutamente no, ma sono concause, e sono reali. 
Questo libro mette abbastanza in chiaro la fine che fanno i puri di cuore, coloro che rischierebbero la vita per salvare persone innocenti, all'interno di società in declino, specie se post-belliche. Non c'è spazio per i sentimentalismi. A fare la carità si finisce per morire di fame, e questo Coriolanus lo ha capito subito. 

L'istinto di sopravvivenza esteso al livello sociale è il tema centrale del libro e il nostro piccolo Snow ha tutta l'intenzione di sopravvivere. Si approfitterà delle persone, si legherà ad esse per un tornaconto personale, mentirà e barerà. Se nel mentre farà del bene ne sarà contento, ma non se ne farà un cruccio se per andare avanti dovrà invece calpestare qualcuno. 

Nel suo pragmatismo, Coriolanus incarna alla perfezione l'ideale di autoconservazione. E questa è una consapevolezza che noi lettori iniziamo ad assimilare solo quando ci siamo già addentrati nel romanzo. Solo alla fine ci renderemo conto di cosa è disposto a sacrificare questo ragazzo per la propria sopravvivenza sociale, per evitare il disonore, per non infangare il nome degli Snow.

Incontreremo di nuovo Tigris, con la sorprendente scoperta di un legame di sangue con Coriolanus; faremo la conoscenza della Signornonna, un'anziana signora estremamente elitaria, che impareremo ad amare, non tanto per il carattere, quanto per il suo pittoresco ritratto; ci sarà l'essere più sadico che potrete incontrare, la dottoressa Gaul, affascinante nella pazzia lucida che la contraddistingue. Alcuni personaggi sembreranno particolarmente importanti, ma verranno ben presto persi di vista, altri rimarranno fine alla fine. Forse una metafora di come Coriolanus abbia sostanzialmente a cuore solo se stesso?
Ad ogni modo, fra tutti però spiccherà il personaggio di Lucy Grey Baird.

Lucy Grey (che già parte male, per quanto mi riguarda, odiando io i doppi nomi utilizzati sempre più spesso per rendere interessante un personaggio. Come se la cosa più interessante di un personaggio dovesse essere il nome...) è una figura controversa. La giovane ragazza del Distretto 12, quella spacciata, quella data per morta già solo per il fatto di essere del 12, il tributo toccato in sorte a Coriolanus Snow. Lucy Grey è tutte queste cose e anche di più e la Collins è stata brava a mantenere un alone di mistero intorno a questo personaggio, ma forse a volte è stato un po' troppo.

Che questa ragazza sia più di quello che sembra io lo darei per assodato, del resto se fosse davvero così debole come appare e morisse nelle prime pagine... beh, non ci sarebbe stato alcun libro. Quindi che lei sia speciale, diversa, è un dato di fatto, che sia anche un'anima pia, un agnellino mandato al macello, invece no. 

Per il resto del romanzo ci verrà messa la pulce nell'orecchio circa la sua persona: azioni, interazioni, trascorsi... sarà tutto non abbastanza per farci fidare di lei, ma (ci doveva pur essere un ma!) c'è qualcosa che mi ha lasciato un senso di incompletezza

La dinamica Coriolanus - Lucy Grey che si andrà a formare, se per una prima parte del libro è stata particolarmente calzante, dall'altra è stata stucchevole e fuori luogo. Purtroppo non posso affrontare la questione senza dire qualcosa di troppo, perciò per chi volesse evitare SPOILER, micro o macro che siano, invito a non cliccare sul pulsante sottostante. Per gli intrepidi che non temono di navigare in acque spoilerose, invece, ecco a voi cosa non mi è piaciuto.

Il finale, come del resto l'intero libro, non è altro che il palcoscenico su cui viene chiesto al nostro protagonista di fare delle scelte, ma qualsiasi decisione Coriolanus deciderà di prendere, sarà dettata dalla sua personale scelta di credere alla "versione più facile". Per tutto il romanzo, infatti, non farà altro che cercare giustificazioni alle sue azioni, qualsiasi cosa pur di preservare la propria coscienza e non notare le mani sporche di sangue che gli hanno permesso di sedersi su un morbido trono.

Il personaggio di Coriolanus è estremamente complesso nella sua semplicità e rimarrà sempre fedele a se stesso, anche quando sembrerà uscire dai binari. A tal proposito, menzione d'onore va fatta al rapporto Corio - Seianus. Seianus parte come un ragazzo originario dei distretti che è stato costretto a farsi largo nella società di Capitol City sotto la spinta degli assegni del padre. Seianus è uno dei buoni di cuore con cui più simpatizziamo (anche se a volte lo si vorrebbe prendere a schiaffi) e che Coriolanus finirà per ritrovarsi sempre tra i piedi. Questa loro relazione è difficile da descrivere perché evolverà spesso, con alti e bassi, ma la si dovrà sempre osservare alla luce della psiche del giovane Snow, operazione non sempre facile.


In conclusione, Hunger Games - Ballata dell'usignolo e del serpente è un libro che consiglierei? Nonostante l'incertezza che ho espresso nella sezione spoiler, fortunatamente il finale comunque riesce a salvare la situazione e a non far concentrare eccessivamente su quei dettagli che potrebbero convincere poco, perciò la risposta alla domanda è sì! Assolutamente sì. Tolte alcuni richiami alla saga originale, a mio parere un po' forzati, continuo a credere che il messaggio di fondo, la rappresentazione della natura umana e della guerra, ne valga la pena. 




VOTO



Musica

Questa è la prima volta che aggiungo quest'appendice e di fatto è un piccolo esperimento. Al mondo esistono due tipi di lettori: chi necessita di un rigoroso silenzio e chi, come me, si accompagna con la musica. Personalmente tendo a trovare la canzone "giusta" e a riprodurla all'infinito per la durata dell'intero libro e credo sarebbe interessante provare a condividere anche questo. 

Per chi volesse provare, io ho letto Hunger Games - Ballata dell'usignolo e del serpente con My Blood di Ellie Golding in sottofondo (con il pathos del finale è stata impeccabile). 
Se vorrete tentare questo esperimento, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

4 commenti:

  1. Adoro tutto quello che hai detto. Trovo che questo libro non sia stato un prequel fine a se stesso. C’è n’era bisogno? No, ma è un libro magistralmente costruito dal punto di vista tecnico e sviscerarlo è vastato interessante

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    1. Concordo pienamente! Si vede che non è nato con il solo scopo di far soldi marciando sulla fama della saga precedente. La Collins ha creato davvero un altro piccolo capolavoro

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  2. Mi hai convinta a prendere in considerazione una saga che non mi aveva mai attirata! Come sempre complimenti, una recensione stupenda!

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    1. Ti ringrazio davvero! Per una volta credo che la fama che precede un libro sia giustificata: Hunger Games è sicuramente una saga che merita, specialmente dal punto di vista distopico!

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