martedì 31 ottobre 2023

Recensione: Raybearer, di Jordan Ifueko

Oggi vi porto la recensione di Raybearer di Jordan Ifueko, un libro che poteva avere grande potenziale ma che sfortunatamente non si è rivelato all'altezza delle aspettative.

Oggi vi porto la recensione di Raybearer di Jordan Ifueko, un libro che poteva avere grande potenziale ma che sfortunatamente non si è rivelato all'altezza delle aspettative.

Raybearer 
di Jordan Ifueko



Trama

Tarisai ha sempre desiderato il calore di una famiglia: è cresciuta in isolamento, nel selvaggio e lussureggiante regno di Swana. Sua madre, Lady, è una donna potente e temuta, che non le ha mai dimostrato affetto e che la spedisce nella Città di Oluwan, la capitale dell’impero arit, a competere con altri bambini per entrare a far parte del Concilio del principe Dayo, l’erede al trono. Undici di loro verranno selezionati per essere consacrati attraverso il potere del Raggio, che li legherà a vita al futuro imperatore impegnandoli a proteggerlo. Ma il destino di Tarisai è segnato da un crudele incantesimo di Lady, che vuole che la figlia uccida il principe, invece di amarlo e difenderlo. Tarisai è davvero obbligata a essere la pedina nei giochi politici di sua madre? In una capitale piena di intrighi e magia, la giovane dovrà decidere chi considerare davvero la sua famiglia e a chi, invece, voltare le spalle. Nulla conta più della lealtà. Ma cosa accade quando giuri di proteggere colui che sei nata per distruggere? L’esordiente Jordan Ifueko si è ispirata alle terre dell’Africa occidentale per dare vita a un’avventura dal ritmo serrato sul conflitto tra dovere e giustizia, lealtà e amore, obbedienza e autodeterminazione.


Recensione

Raybearer, romanzo fantasy YA, è un libro così chiacchierato, specialmente sui social esteri, che lo comprai appena uscito; di lì a qualche giorno l'avrei poi messo in valigia per portarlo a Torino con me per l'evento del Salone del Libro (2023), dove sapevo ci sarebbe stato il firmacopie dell'autrice Jordan Ifueko. Era molto quello che avevo sentito su questa storia, ma l'idea che mi ero fatta non si è rivelata veritiera. 

Partiamo con il dire che Raybearer non è un brutto libro e se vi è piaciuto sono molto contenta per voi, ma purtroppo quelli che secondo me erano i suoi punti di forza non sono stati adeguatamente trattati e in generale ho trovato la penna di Ifueko un po' acerba.

Un aspetto che mi aveva incuriosito (e che viene utilizzato per sponsorizzarlo anche sulla pagina social dell'autrice stessa: @jordanifueko) era il trope del found family, che - ahimé - non è pervenuto. Avrei pure potuto ignorare la questione se ci si fosse limitati a citarlo meramente a fini pubblicitari, ma purtroppo è un aspetto molto sentito all'interno della storia e non può essere ignorato. 

Il grande sogno della protagonista Tarisai è sempre stato quello di una famiglia, dell'amore incondizionato e spassionato da parte di qualcuno senza secondi fini. E non è solo qualcosa che il lettore può -come no- dedurre, ma a scanso di equivoci viene ampiamente ripetuto durante tutta la durata della storia. In particolare questa mia critica va di pari passo con un'altra, ovvero il non aver sfruttato la vera innovazione del romanzo: la dinamica che scaturisce fra i membri del concilio. 

Quello che mi ha infastidito maggiormente è stato vedermi negare qualcosa che mi era stato promesso. 
In una sola scena, Ifueko era stata capace di descrivere in maniera accattivante il tipo di legame che condividevano i membri del concilio, ovvero un bisogno fisico e mentale degli altri "fratelli e sorelle": le dinamiche di gruppo erano, infatti, state paragonate a quelle di un branco di leoni e leonesse, stesi e in contatto con gli altri anche solo con piccoli tocchi o parti del corpo. 
La scena a cui Tarisai assiste vedeva protagonisti i membri del concilio del padre del principe Dayo. Non si tratta dunque di qualcosa che la protagonista sperimenta in prima persona, non ancora almeno. 
Ci è stato permesso di "assaggiare" qualcosa di nuovo e di particolare con la promessa che l'avremmo ottenuto in seguito, una volta che anche Tarisai fosse entrata a far parte del proprio concilio, ma invece così non è stato. 

Non solo le persone con cui la vediamo interagire sono tre su undici, ma ciò che è peggio è che a parole ci viene detto di quanto tutti loro si amino, come siano legati gli uni agli altri, come la loro presenza e le loro personalità siano tanto care a Tarisai, ma a conti fatti non vengono mai mostrate. Se ben ricordo è solo una la scena in cui la si vede interagire con altri che non siano membri del "trio degli eletti", composti da Sanjeet, Kirah e il principe Dayo. 

Questo per me è la definizione di grande potenziale sprecato.

Il tentativo di presentare quest'intesa è reso così male che all'inizio credevo che Tarisai non avesse legato con gli altri membri del concilio e che questo fosse il motivo per cui passasse tutto il tempo unicamente con Sanjeet e Kirah. 
Non mi basta che mi si dica che si vogliono tanto bene, ho bisogno di vederlo. Specialmente considerando che di circa dieci anni di vita di Tarisai in loro compagnia, noi la vediamo interagire con loro (NB: parte di loro!) in una piccola scena ambientata nell'ultimo anno...

Di base Raybearer è composto di scene che potevano essere evitate o quantomeno abbreviate e semplificate e di altrettante che dovevano essere inserite ma che non lo sono state. L'impressione che ho avuto è che sia stato un libro scritto senza una scaletta ben precisa e basandosi sull'ispirazione del momento
Persino il viaggio in (semi) solitaria che Tarisai intraprenderà ad un certo punto sembra ridondante, a tratti inutile e perfettamente evitabile, ma specialmente un mero pretesto per aggiungere contenuto. Qualcosa di cui in realtà la storia non ha bisogno. 

Sempre per la serie "ha grande potenziale, ma non si applica", non sono una fan né dell'accozzaglia di popoli estremamente diversi per rappresentare diversità socio-politiche né delle spiegazioni rese alla protagonista senza che questa debba fare uno sforzo per ottenerle. 
Mi spiego meglio: per quanto riguarda il primo punto (il più soggettivo dei due), quando l'obiettivo è quello di rappresentare diversità culturali, ho sempre trovato semplicistico e un po' pigro quello di fare il calco a popolazioni realmente esistenti e basare le più grandi differenze su aspetto fisico e clima delle regioni d'appartenenza. È un grande problema? No, ma sicuramente non dà punti per l'originalità. 
Il secondo punto, invece, fa riferimento ai grandi dubbi della protagonista risolti nel giro di uno o due capitoli (e temporalmente in meno di una giornata) da terze figure che fanno il famoso "spiegone". È stato camuffato leggermente meglio qui? Sì, ma siamo sul filo e a dirla tutta siamo più di là che di qua. Uno spiegone rimane uno spiegone, non importa se è a mo' di racconto nel discorso diretto o di lezioncina appresa attraverso libri o diari.

Rimanendo, poi, sempre all'interno del worldbuilding, non so se sia io ad avere standard troppo alti e ad aver presente una definizione di 'worldbuilding originale' diversa o se siano gli altri. Senza nulla togliere al mondo creato da Ifueko (perché non ci sono buchi di trama o nel worldbuilding), per me non basta avere regioni con climi diversi e un palazzo con finestre senza vetri. Se volessi parlarvi dei due territori apparsi di più nella storia, ve li potrei riassumere con manghi e finestre senza vetri, finestre senza vetri e manghi. Si è provato ad aggiungere un po' di spessore quando si è parlato della resa delle treccine, troppo strette e dolorose ma fedeli allo stile di corte di uno stato, in opposizione allo stile dei capelli lasciati al naturale di un altro stato (per amor di precisazione, ciascuna scena prendeva poche righe e nulla più). Ma chiedo a voi: è sufficiente questo per definirlo un worldbuilding originale? Perché dall'altro canto, quello che l'avrebbe reso davvero innovativo era il rapporto fra i membri del concilio che purtroppo non ci è stato mostrato. 

Ulteriori motivi di scetticismo mi nascono dalla protagonista stessa, Tarisai. Sebbene abbia molto apprezzato la resa del rapporto controverso con la madre Lady e le modalità di abuso psicologico che quest'ultima ha attuato per tenere sotto controllo la figlia, Tarisai da sola non sempre mi è parsa coerente con se stessa. 
Non è un carattere sottomesso, eppure finisce per autosabotarsi e abbassare il capo anche quando non le sarebbe richiesto. Passi l'istinto di sopravvivenza o la furbizia nel mostrarsi diverse da ciò che si è per non incappare in ripercussioni negative, ma anche quando era richiesta la sua opinione, preferiva tirarsi indietro. Tutto il rapporto con il principe Dayo è ambiguo: sono cresciuti insieme, si sono sempre detti tutto (o quasi) senza peli sulla lingua, entrambi sentono un legame che va oltre l'amicizia, ma anche quando Tarisai sa che l'altro sta sbagliando e avrebbe a disposizione la soluzione, preferisce autoconvincersi che Dayo in quanto essere speciale sia perfetto e dunque non possa sbagliare. È stato un atteggiamento particolarmente frustrante, specialmente quando accompagnato da interessanti istanze femministe che non sono riuscite a sbocciare adeguatamente. 

A conti fatti ho trovato Raybearer un libro abbastanza scolastico e non all'altezza degli elogi sentiti in giro. Non mi ha catturata e non avrei avuto troppi problemi a non portarlo a termine. Dal punto di vista emotivo, se mi viene a mancare la voglia di lasciare tutto e continuare a leggere anche quando devo fare altro, allora c'è un problema. In tutta sincerità, dopo aver interrotto la storia per tre/quattro giorni per motivi di forza maggiore, mi sono dovuta convincere a continuarla (fortunatamente il ritmo più serrato della seconda metà del libro ha aiutato).

In conclusione, vi consiglierei Raybearer? , se cercate una storia leggera e con un'ambientazione diversa dalla solita anglo-occidentale; e sì se cercate rappresentazione etnica. No, se volete cimentarvi in una storia impegnativa, con un un worldbuilding complesso e personaggi particolarmente strutturati. 



VOTO






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