martedì 12 marzo 2024

Recensione: Fidanzati dell'Inverno - L'Attraversaspecchi, di Christelle Dabos


Bentrovati e bentrovate con una nuova recensione. Sto parlando di Fidanzati dell'Inverno di Christelle Dabos! 

In realtà, questa è una lettura vecchiotta, di cui avevo già parlato in una live su TikTok, ma che meritava di avere il suo spazio anche qui, perciò, armata di tanta pazienza, ecco a voi l'ennesima recensione controcorrente.


Fidanzati dell'Inverno - L'Attraversaspecchi
di Christelle Dabos



Trama


In un universo composto da ventuno arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra vive Ofelia. Originaria dell'arca "Anima", è una ragazza timida, goffa e un po' miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un'altra arca, "Polo", molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo. Fidanzati dell'inverno è il primo capitolo di una saga ricca e appassionante che sta conquistando migliaia di lettori giovani e adulti.



Recensione


Primo volume della celebra saga de L'Attraversaspecchi, Fidanzati dell'Inverno di Christelle Dabos ha avuto un grandissimo successo sia all'estero che in Italia. Si presenta come il primo di quattro libri YA con atmosfere che uniscono lo steampunk al fantasy e alla Belle Epoque. 

Venendo a noi, però, durante la lettura ho riscontrato alcune criticità e scelte che, personalmente, ho trovato cheap

Devo dire di aver particolarmente apprezzato l'inizio della storia, quando ancora ci troviamo su Anima (che per la precisione corrisponde ai primi 6 capitoli su 36), perché ci viene presentato un mondo nuovo e originale, con il proprio sistema magico e sociale. Sebbene non particolarmente approfondito, il potenziale che si riesce a scorrere è notevole e intrigante. 
Anima, infatti, è una delle Arche in cui si è frammentata la Terra e, con il senno di poi, la identificherei con la Francia/Europa del sud per clima, ambientazioni e cultura (paragone personale da prendere con le pinze!). Lì gli oggetti sono animati, anche se non si capisce fino a che punto o con quale criterio alcuni lo siano e altri no, e un potere tipico - ma non comune - della gente di Anima è proprio quello di saper leggere il passato degli oggetti. 

È in questo contesto che incontriamo Ofelia, timida e goffa, ma anche testarda e sicura di sé. Non è il tipo di persona che cerca lo scontro diretto e, anzi, se potesse, non ne prenderebbe neanche mai parte; le piacciono i luoghi tranquilli e non viene toccata particolarmente dai parerei altrui sul suo stile nel vestire o sulla sua condizione sentimentale, ma è estremamente orgogliosa del suo museo e del lavoro che svolge. Trovo che una scena in particolare sia rappresentativa di questa prima Ofelia (capirete meglio cosa intendo tra poco) ed è quando un gruppo di ragazzini si presenta al suo museo per poter leggere qualcosa e nel mentre si mostra irriverente e maleducato nei confronti del museo e della stessa Ofelia. 

Fintanto che le prese in giro per farsi grandi con gli amici venivano rivolte a lei, Ofelia si faceva scivolare tutto addosso con una nonchalance invidiabile, ma una volta che la mancanza di rispetto fu diretta al museo, arrivando ad appiccicare una gomma da masticare su un oggetto esposto, la nostra protagonista, pur mantenendo sangue freddo e professionalità, decise di vendicarsi: per punire uno dei ragazzi (lo stesso della gomma) che voleva leggere un oggetto di guerra per farne un vanto, Ofelia gli rifila una pallottola che al tempo aveva ucciso un soldato, facendo rivivere il momento al ragazzo. 

Leggere di questa piccola vendetta mi aveva fatto apprezzare enormemente il personaggio di Ofelia che, nella sua calma e timidezza, celava evidentemente un temperamento alla "niente fumo e tutto arrosto".

Immaginate, dunque, la mia delusione quando, una volta trasferita a Polo, tutta questa caratterizzazione è stata presa e buttata nel cestino, mantenendo solo la goffaggine. La timidezza è stata trasformata in sottomissione, la sicurezza riguardante la sua persona è stata spazzata via e l'educata fermezza che le aveva fatto rifiutare tutti i partiti proposti dalla madre si è volatilizzata. 

Entro la fine del libro, l'unica persona con cui mi sono sentita di simpatizzare è stata la zia Rosaline, madrina e chaperon di Ofelia, sballottolata in un'altra Arca fra un popolo sconosciuto, freddo e inospitale, che si barcamena per cercare di prendersi cura di quella sfortunata della nipote (Zia Rosaline, il mondo non ti apprezza abbastanza!).

Per non parlare della delusione per il "fantastico" worldbuilding tanto millantato in giro che si è rivelato essere quasi identico al nostro mondo e alla nostra società. 

Su Anima l'aspetto magico era lampante: difficile dimenticarsi del fantastico se la protagonista scappa alla famiglia passando attraverso gli specchi o se l'Archivio di famiglia esprime il suo malcontento scricchiolando e cigolando. Su Polo la meraviglia dura il tempo di una frase: cosa me ne faccio del sapere che la grande e lussuosa camera da letto in realtà è un'illusione che nasconde un angusto ripostiglio polveroso, se poi si interagisce con la sala come se fosse comunque una normale camera da letto. 

Per non parlare delle dinamiche sociali. Su Anima, sebbene non specificato, sembrava vigere un sistema matriarcale che sarebbe stato interessante esplorare: lo spirito di famiglia è Artemide e a governare nel concreto l'Arca sono le Decane, un consiglio di matriarche. Ma anche senza entrare troppo negli ambiti politici, la madre e la sorella maggiore di Ofelia gestiscono le proprie famiglie. Ora, che sia una peculiarità familiare o un particolare comune all'intera popolazione di Anima, sta di fatto che Ofelia vi è esposta e nel corso della sua vita avrebbe dovuto apprendere e far suoi un po' di questi aspetti (spoiler: non lo ha fatto). Ma fingiamo che questo sia un discorso a parte. Quel che sappiamo è che la madre amministra la propria famiglia da sempre, del padre sappiamo solo che è estremamente sottomesso alla moglie e - cito - "schiacciato dall'autorità della moglie. Ofelia non ricordava una sola volta in cui avesse risposto di no [n.d.r. alla moglie]", e tuttavia la madre stessa si aspetta che la figlia si sottometta al futuro marito, Thorn: "Mia figlia dovrà respirare quando glielo diranno e nel modo che le diranno" e ancora "Ofelia non ha il diritto di dire la sua, verrà con voi dove voi vorrete". 

A queste incongruenze si sono aggiunte quelle di carattere più generale: se la Terra è stata distrutta secoli prima e le Arche sono visitabili solo attraverso viaggi in dirigibile, dal momento che ogni arca è un'isola fluttuante, com'è possibile che genti che non interagiscono quasi mai tra loro (come il caso specifico di Anima e Polo) parlino la stessa lingua? Si fa cenno ad accenti diversi, ma, tolti uno o due shock culturali, non ci sono neanche frasi idiomatiche differenti. 

Tornando alla delusione provata per Polo, il motivo è presto detto: se su Anima la società era semi-matriarcale, vigeva il baratto e l'autonomia degli oggetti faceva sì che non ci fosse un vero bisogno di lavorare (tutte le professioni sono da considerarsi quasi volontariato o hobby), su Polo torniamo ad una società patriarcale, per certi versi vittoriana, con la società divisa in caste di nobili con poteri e inservienti senza poteri, e nessuna curiosità magica tangibile o particolarmente sentita (v.d. le illusioni delle stanze di cui ho parlato prima).

Tolte le incongruenze prima riportate, l'Arca di Polo è scritta male? No, ma non è neanche nulla di nuovo, quindi a monte delle 504 pagine totali la novità delle prime 85 lascia un po' il tempo che trova. 

Passando, poi, ai personaggi principali, tolta l'Ofelia dei primi sei capitoli, li ho trovati tutti delle macchiette. Thorn in particolare sembra caratterizzato come si farebbe con i personaggi di un cartone animato: tratti distintivi chiari ed evidenti per far subito identificare il personaggio. Di nuovo, scrittura insufficiente? No, ma da qui a dire che sia un personaggio particolarmente ben scritto ce ne vuole. Memorabile di sicuro, ma solo perché in un certo senso stereotipato: alto, asciutto, biondo, dai lineamenti spigolosi e con una cicatrice sul viso, sempre ben vestito e ovviamente schivo, chiuso e ligio al dovere. Il perfetto contrasto per Ofelia dai capelli e i vestiti sempre in disordine, bassa e minuta, goffa e timida. Come dicevo, due macchiette. 

Parlando di Ofelia, ammetto che in più occasioni non riuscivo a riconoscerla. Di solito con storie divise in più libri, la grande evoluzione del personaggio avviene a piccole dosi che vanno via via sommandosi fino a che il personaggio all'inizio della saga e il personaggio alla fine della saga si presentano diversi. Sapendo che si parlava di quattro libri ero, quindi, pronta a non trovarmi chissà quale evoluzione, ma mai mi sai aspettata un'involuzione

L'Ofelia di Polo è completamente diversa dall'Ofelia di Anima e molti dei rospi che ingoia non hanno una vera motivazione, semplicemente accetta passivamente abusi dopo abusi senza reagire neanche mentalmente. Passi la paura di una reazione peggiore qualora avesse tenuto testa a chi la maltrattava, ma non riconoscere neanche nella sua testa che certe azioni non erano giustificate ed erano, invece, genuinamente violente no, non lo accetto.

Ofelia sceglie attivamente di sottomettersi agli abusi fisici e psicologici della zia di Thron per un mero quieto vivere e purtroppo qui si va oltre il semplice non cercare conflitti. Ho, pertanto, trovato il suo personaggio completamente snaturato. Si è persa tutta la sua maturità iniziale a tal punto che in un primo momento credevo avesse una ventina d'anni per poi confermare con il resto del libro i 17 canonici. 

A questo si aggiunge la completa e totale inutilità dei suoi poteri per l'intero volume. Del tipo che se fosse nata senza poteri fin dall'inizio, quasi tutta la sua permanenza su Polo non ne avrebbe risentito. 

Ofelia parte come un personaggio già ben caratterizzato e con una grande maturità d'animo, poi seguita a trasformarsi in uno zerbino vivente fino a ritornare (forse... si spera!) a quella che era ad inizio libro. Dunque, una crescita del personaggio inesistente che accompagna una trama altrettanto inesistente, perché la nostra protagonista vive in balia di eventi iniziati ben prima del suo arrivo: non ne è né catalizzatore né promotrice. Per sua sfortuna si ritrova invischiata in lotte familiari che nessuno sembra intenzionato a spiegarle e ne esce sopraffatta. Col senno di poi, la mancanza di informazioni nella trama del primo volume sembra essere stata una scelta obbligata dalla mancanza di contenuti.


In conclusione, consiglierei Fidanzati dell'Inverno? Sni. Per quanto riguarda i miei gusti, no, ma è anche vero che davvero tante persone l'hanno amato e, se non si hanno tante pretese e non si dà la stessa importanza ai dettagli del worldbuilding che invece a me stanno a cuore, immagino che sia una lettura godibile. 
Preciso che, sebbene ci sarà una storia d'amore tra Ofelia e Thron nei volumi successivi (NB: non avendoli letti non so di preciso quando), in questo primo libro non c'è alcuna relazione romantica o in generale, se vogliamo dirla tutta, non c'è quasi nessuna interazione fra i due.  



VOTO

























 











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