giovedì 16 settembre 2021

Recensione: La corte di rose e spine, di Sarah J. Maas

Primo volume della nota trilogia di ACOTAR (A Court of thorns and roses) di Sarah J. Maas, La corte di rose e spine è stata una lettura oltremodo deludente e problematica.
Primo volume della nota trilogia di ACOTAR (A Court of thorns and roses) di Sarah J. Maas, La corte di rose e spine è stata una lettura oltremodo deludente e problematica.

La corte di rose e spine
di Sarah J. Maas

Primo volume della nota trilogia di ACOTAR (A Court of thorns and roses) di Sarah J. Maas, La corte di rose e spine è stata una lettura oltremodo deludente e problematica.


Trama

“Un paio di occhi dorati brillavano nella boscaglia accanto a me. La foresta era silenziosa. Il vento non soffiava più. Persino la neve aveva smesso di scendere. Quel lupo era enorme. Il petto mi si strinse fino a farmi male. E in quell’istante mi resi conto che la mia vita dipendeva da una sola domanda: era solo? Afferrai l’arco e tirai indietro la corda. Non potevo permettermi di mancarlo. Non quando avevo una sola freccia con me.” Una volta tornata al suo villaggio dopo aver ucciso quel lupo spaventoso, però, la diciannovenne Feyre riceve la visita di una creatura bestiale che irrompe a casa sua per chiederle conto di ciò che ha appena fatto. L’animale che ha ucciso, infatti, non era un lupo comune ma un Fae e secondo la legge “ogni attacco ingiustificato da parte di un umano a un essere fatato può essere ripagato solo con una vita umana in cambio. Una vita per una vita”. Ma non è la morte il destino di Feyre, bensì l’allontanamento dalla sua famiglia, dal suo villaggio, dal mondo degli umani, per finire nel Regno di Prythian, una terra magica e ingannevole di cui fino a quel momento aveva solamente sentito raccontare nelle leggende. Qui Feyre sarà libera di muoversi ma non di tornare a casa, e vivrà nel castello del suo rapitore, Tamlin, che, come ben presto scoprirà la ragazza, non è un animale mostruoso ma un essere immortale, costretto a nascondere il proprio volto dietro a una maschera. Una creatura nei confronti della quale, dopo la fredda ostilità iniziale, e nonostante i rischi che questo comporta, Feyre inizierà a provare un interesse via via più forte che si trasformerà ben presto in una passione dirompente. Quando poi un’ombra antica si allungherà minacciosa sul regno fatato, la ragazza si troverà di fronte a un bivio drammatico. Se non dovesse trovare il modo di fermarla, sancirà la condanna di Tamlin e del suo mondo…


Recensione

Non pensavo che lo avrei mai detto di un libro, ma ho odiato questo volume dall'inizio alla fine. Non è stato altro che un'alternanza di eventi raffazzonati, una scrittura mediocre e con incongruenze, e una rappresentazione romanticizzata di violenze sessuali. Qui non si sta parlando di una trama che può, come non può, piacere, qui si parla di ipersessualizzazione e violenze che vengono spacciate per amore o gesti romantici. Non c'è nulla di sano in un libro come questo e sinceramente mi spaventa che sia diventato un fenomeno editoriale. 

Andrò con ordine, perché i punti da affrontare sono, purtroppo, diversi.

Partiamo dal fatto che La corte di rose e spine si presenta come un retelling de La bella e la bestia, ovvero una rivisitazione della famosa fiaba, ma questa volta con la bella che, invece di chiedere una rosa, uccide un Fae, un essere fatato. Feyre, in quanto protagonista, dovrebbe essere uno dei personaggi meglio caratterizzati della storia e invece è solo una rappresentazione scadente di Katniss Everdeen (Hunger Games). Sembrerebbe essere l'unica ad occuparsi del sostentamento della propria famiglia, ma invece di agire e ribellarsi, preferisce affrontare tutto passivamente; è impulsiva e non si ferma mai a pensare alle conseguenze delle proprie azioni o agli eventi che le accadono attorno. Una volta "presa in custodia", invece che porsi le giuste domande e rendersi conto che ciò che la circondava non era normale, impiega relativamente poco tempo per ritornare al suo approccio passivo. Potremmo quasi dire che si "vende" per un paio di pennelli e dei colori: perché dovete sapere che la nostra cara protagonista, che il massimo che ha potuto dipingere è stato un tavolo incrostato e i pomelli di una cassettiera in un lontano pomeriggio, si crede una pittrice -o almeno è quello che l'autrice vuole farci credere. Tutto gira, infatti, attorno ai colori, alla pittura, alla trasposizione su tela, sia che faccia esperienze positive sia che stia rischiando la vita. L'espediente della pittura risulta, quindi, spesso e volentieri fuori luogo e l'autrice ne abusa eccessivamente. È interessante il suo uso terapeutico in momenti di calma per affrontare traumi e delusioni passate, ma lo è un po' meno quando, nei momenti in cui viene aggredita o minacciata, piena di adrenalina in corpo, ha questi pensieri randomici sull'impossibilità di poter dipingere il colore degli occhi del suo assalitore. 

Tornando al suo approccio passivo, per le prime 248 pagine (su 403) non succede assolutamente nulla. Ciò che accade sarebbe potuto essere detto in meno di 100 pagine, tenendoci larghi. Alterniamo la pittura in camera alla pittura in giardino, i pranzi alle cene, le cavalcate nei boschi ai pomeriggi passati sdraiati sull'erba; le interazioni con colui che dovrebbe incarnare la Bestia della storia si contano sulle dita di una mano, e la quasi totalità di esse sono negative. 

In particolar modo, uno dei momenti in cui la storia ha toccato il fondo è stato quando, in una sera, si sono susseguite ben due aggressioni -non sfociate in stupro per il rotto della cuffia- di cui la seconda perpetrata dalla stessa persona che nella storia incarna l'interesse amoroso. Non si tratta quindi di rappresentare un "amore malato", una relazione tossica... qui i fatti vengono romanticizzati
Raccontata e percepita dagli stessi personaggi come tale, avviene una vera e propria aggressione, che viene giustificata scaricando la colpa e la responsabilità sulla vittima. Come se non bastasse, durante la violenza, la protagonista viene ritratta sia terrorizzata sia "favorevole" (chi vuole intendere intenda), trasmettendo un messaggio contraddittorio ed estremamente sbagliato e pericoloso. 

Andando avanti con la storia ci ritroviamo di fronte due persone che si saranno parlati, senza ringhi e urla di mezzo, sì e no tre volte e che si dichiarano amore eterno. L'intera costruzione della loro relazione è inesistente, infantile. Per non parlare delle scene a sfondo erotico che costellano l'intero romanzo e che, non solo accadono nei momenti meno opportuni, ma sono anche intervallate da una protagonista -passatemi il termine- in preda agli ormoni.

Inesistente come inesistenti sono l'accuratezza nella descrizione dei luoghi e la caratterizzazione decente dei personaggi che non li riduca a "l'uomo che ringhia", "il ragazzo annoiato" e "la ragazza che pensa a dipingere". Da un arco temporale di diversi mesi il risultato è altamente insufficiente (valutazione fornita senza neanche tener conto della tossicità delle relazioni intrattenute).  

Seguita, poi, un avvenimento che corrisponde alla 'Fine primo tempo' a teatro: cala il sipario per il tempo sufficiente a far cambiare la scenografia. Un fatto che assomiglia più ad un'allucinazione che non ad un evento utile alla trama. L'intermezzo culmina, poi, con uno spiegone di ben dieci pagine che serve a spiegare gli avvenimenti (e che avvenimenti...) della prima parte. La risposta ai grandi misteri di cui si era accorto il lettore -ma non la protagonista!- ci vengono infatti snocciolati dal monologo di un personaggio secondario senza neanche una reale partecipazione attiva da parte di Feyre. 

Da qui in poi tutto è in picchiata: tanta la lentezza della prima parte, quanta la velocità con cui eventi, tecnicamente fondamentali, si susseguono. Riconfermando la vena stilistica da raccapriccio, ci ritroviamo a fronteggiare espressioni del calibro di un libro per bambini. Ve ne riporto un paio che mi sono segnata: "... rubando la ricetta dal diabolico libro degli incantesimi di X" e "Y e i Fae più malvagi erano ...". 

Se a questo si sommano anche le incongruenze come ad esempio esclamazioni quali "Vai all'inferno!" in un contesto in cui, mancando il cristianesimo, manca anche l'inferno sopra nominato o quando, scoperto qualcosa, poi la protagonista lo mette in discussione anche se nel mentre le era stato già confermato con assoluta certezza; se si considerano gli errori quali lei che, da seduta attorno a un tavolo, poi invece si ritrova ad alzarsi dal letto, o quando una Fae cambia colore di capelli da rossi che erano quando viene introdotta a neri capitoli dopo o quando giorni di cammino si riducono a poco più di un paio d'ore (se non meno) passando in una caverna; se l'ipersessualizzazione e gli accenni ad altri tipi di molestie e violenze vengono considerati dalla protagonista "passabili" solo per via della situazione; se se se... se si tiene in considerazione tutto ciò, La corte di rose e spine non soltanto risulterà elogiare comportamenti sbagliati, ma lo farà con una scrittura alquanto mediocre e contestabile.  

Non volendo fare spoiler, molti discorsi ho dovuto lasciarli sul vago, ma credetemi quando vi dico che leggerlo in prima persona e nel dettaglio non fa che peggiorare le cose. Per quanto riguarda il fatto se lo consigli o meno, non credo che ci sia bisogno di dire nulla.

Farò seguire una breve sezione spoiler solo per il bisogno di sfogarmi per quest'indicibile lettura. Quindi, se volete capire quanto a fondo possa ancora andare questo romanzo, cliccate sul pulsante qui sotto e buon proseguo di lettura. Per tutti gli altri, non posso che consigliarvi di stare alla larga da un libro del genere. 
Poi, siccome so che molti saranno scettici nel prendere come vera questa mia recensione, visto che su internet l'intera saga è elogiata come se fosse il capolavoro del secolo, preannuncio già che ho in libreria i successivi due volumi della trilogia (*comprati insieme al primo perché fiduciosa nelle belle recensioni lette). Non appena recensirò anche i seguiti, li linkerò qui. Nel complesso, vi posso dire che anche se i successivi dovessero essere dei capolavori, non credo che questa sarebbe comunque una saga che raccomanderei, perché, se per avere un buon libro, devi passare prima per uno che romanticizza la violenza sessuale, allora perdonatemi, ma qui non siamo di fronte né ad una bella penna né ad una bella saga. 

VOTO

4 commenti:

  1. Beh, dai... Tutto sommato sei stata gentile con questo libro. Voglio assolutamente leggere le prossime recensioni perché qui è troppo bello il modo in cui traspare quanto questa lettura ti abbia fatto schifo!😂

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    1. Arriveranno, arriveranno ahahah. Spero solo che i prossimi libri saranno migliori di questo...

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