sabato 27 maggio 2023

Recensione: La guerra dei papaveri, di R.F. Kuang

Nuova recensione a distanza di pochissimo! Ma non prendeteci l'abitudine. Oggi torno con un libro che a sentire in giro doveva essere un capolavoro del fantasy contemporaneo, ma per quanto mi riguarda è stato un flop: La guerra dei papaveri, di R.F. Kuang

Nuova recensione a distanza di pochissimo! Ma non prendeteci l'abitudine. Oggi torno con un libro che a sentire in giro doveva essere un capolavoro del fantasy contemporaneo, ma per quanto mi riguarda è stato un flop: La guerra dei papaveri, di R.F. Kuang. 


La guerra dei papaveri
di R.F. Kuang


Trama

Rin ha passato a pieni voti il kēju, il difficile esame con cui in tutto l’Impero vengono selezionati i giovani più talentuosi che andranno a studiare all’Accademia. Ed è stata una sorpresa per tutti: per i censori, increduli che un’orfana di guerra della provincia di Jī potesse superarlo senza imbrogliare; per i genitori affidatari di Rin, che pensavano di poterla finalmente dare in sposa e finanziare così la loro impresa criminale; e per la stessa Rin, finalmente libera da una vita di schiavitù e disperazione. Il fatto che sia entrata alla Sinegard – la scuola militare più esclusiva del Nikan – è stato ancora più sorprendente.
Ma le sorprese non sono sempre buone. Perché essere una contadina del Sud dalla pelle scura non è una cosa facile alla Sinegard. Presa subito di mira dai compagni, tutti provenienti dalle famiglie più in vista del Paese, Rin scopre di avere un dono letale: l’antica e semileggendaria arte sciamanica. Man mano che indaga le proprie facoltà, grazie a un insegnante apparentemente folle e all’uso dei papaveri da oppio, Rin si rende conto che le divinità credute defunte da tempo sono invece più vive che mai, e che imparare a dominare il suo potere può significare molto più che non sopravvivere a scuola: è forse l’unico modo per salvare la sua gente, minacciata dalla Federazione di Mugen, che la sta spingendo verso il baratro di una Terza guerra dei papaveri.
Il prezzo da pagare, però, potrebbe essere davvero troppo alto.


Recensione

Io davvero non so cosa mi prenda alle volte. Bell'inizio per una recensione, non trovate? Eppure è vero! So quali sono i temi, i personaggi, le ambientazioni e gli eventi che mi piacciono, e posso dirvi che qui ce n'erano diversi, ma nonostante tutto, nonostante questo libro su carta sarebbe potuto essere uno dei miei preferiti... non è scattata la scintilla.

Saranno state le alte aspettative? Saranno state le letture precedenti che mi avevano messa di buon umore e "viziata" con contenuti innovativi o che amo particolarmente? Sinceramente, non ne ho idea. So solo che La guerra dei papaveri di R.F. Kuang è stata una lettura piacevole, anche se un po' lenta, con una protagonista che non si piange particolarmente addosso  quindi molto apprezzata  e che va verso una direzione interessante, so che l'ambientazione era qualcosa di diverso da ciò che si incontra di solito, ma so anche che mi aspettavo altro. Mi aspettavo davvero di dire wow, e invece non è successo.

Ho sentito solo pareri positivi al riguardo e in questa recensione cercherò di essere quanto più oggettiva possibile, ma non posso ignorare il grande senso di "Ok, e...?" che mi ha provocato.

La guerra dei papaveri è diviso in tre parti, che a ben guardarle sembrano essere state fuse assieme in un secondo momento, perché la costruzione di ciascuna di esse poteva reggere benissimo la pubblicazione "in solitaria" e forse sarebbe stato meglio, visto il taglia e cuci alla bell'è meglio e i salti temporali di anni che non mi sono proprio piaciuti. In particolar modo la prima parte, che contiene uno schema narrativo che si è visto in più libri e in più film e ha una propria conclusione: si svolge, infatti, tutto all'interno di una scuola dove Rin si farà amici, ma specialmente nemici e dovrà combattere per affermare il suo valore.
Non è il primo né sarà l'ultimo libro a portare questo tipo di narrazione, ma il fatto che fosse solo la prima parte di un libro più grande mi ha lasciata interdetta. L'ho trovato un prendere un prodotto finito, pronto e già funzionante, e diluirlo con altro. Qualcosa che ci si aspetterebbe da una trilogia riunita in un unico volume, non di certo dal primo libro di una saga.
Avevo però ancora alte aspettative e speravo che nelle successive due parti si sarebbe ripreso, smettendo di essere così prevedibile, e invece ho trovato un altro schema narrativo ancora, riproposto da altrettanti libri. Muoversi sulla 'falsa riga di' pure pure, anticipare l'80% degli avvenimenti pagine e pagine prima... anche no.

La protagonista, Runin detta Rin, mi è piaciuta, ma è ancora molto acerba. È solo all'inizio del suo percorso e, ora come ora, ne ha ancora tanta di strada da fare prima di strutturarsi definitivamente, o quasi.
Posso intuire la strada che prenderà la storia  o almeno lo spero  ma allo stesso tempo non posso fingere che ci siamo anche solo lontanamente vicini in questo primo libro. Cambierà nel secondo? Chi lo sa. A sentire in giro, gli scettici si sono ricreduti.
Mi è piaciuto, comunque, com'è stato trattato il tema del bullismo, che ha le sue radici nel classismo e nel razzismo e che gli abitanti del Paese sfogano su Rin, dalla pelle più scura e proveniente da una regione povera. Mi lascia sorpresa invece la totale mancanza di attenzione che lettori e lettrici hanno rivolto all'autolesionismo di Rin.

Dal punto di vista dei personaggi, invece, proprio per lo schema già trito e ritrito, posso dire che sì, mi sono piaciuti, ma no, non ne ho trovato uno particolarmente accattivante o significativo. Però ce ne sono sicuramente un paio che solitamente piacciono molto e uno in particolare, Nezha, potrebbe avere un'evoluzione molto interessante!

Passando al rapporto fra Rin e Altan, un personaggio particolarmente influente, almeno per la seconda metà del libro l'ho trovato... strano. Sembrava che fossero i personaggi a piegarsi alle situazioni, piuttosto che il contrario. Non dico che Altan venga particolarmente stravolto, ma, insomma, ci andiamo vicini. Muta in base alle necessità di trama e a ciò di cui Rin ha di volta in volta bisogno. Per non parlare della loro dinamica sentimentale-affettuosa che a volta sfociava in romantica, facendo un po' perdere la strada: famiglia o interesse romantico? Non sono una gran fan di questo tipo di relazioni ambigue.

Ma ora, vogliamo parlare del worldbuilding? Non pervenuto. Ribattezzare la Cina e il Giappone con due nomi diversi dovrebbe essere un punto di partenza, sicuramente non il punto di arrivo. Per il resto, Rin si muove o all'interno di una scuola o all'interno di spazi comuni scarsamente descritti e molto ripetitivi. Vediamo poco del mondo, ma in realtà vediamo poco di tutto
Una delle poche cose che mi ha davvero interessata è stato il richiamo al mondo orientale, con la disciplina delle arti marziali davvero ben scritta e con curiosi e ben ponderati richiami a L'arte della guerra di Sun Tzu e alle strategie belliche.

La fine invece? Senza che vi faccia spoiler, mi limiterò a dirvi che, per me, è stata gestita in maniera piuttosto blanda. Dovrebbe essere l'apoteosi dell'intero libro e invece ci viene liquidata con descrizioni troppo astratte per far entrare in sintonia con quanto letto. Si sarebbe potuto osare molto di più, optando per una crudezza maggiore (che fino a quel momento era stata già utilizzata), presentando scene più significative e rappresentative...qualcosa, qualsiasi cosa, sarebbe stata meglio di quello che invece ho trovato. Ciò di cui si parla è qualcosa di grosso, qualcosa di importante e da non prendere alla leggera, eppure non fa scaturire alcuna emozione. Leggere della lista della spesa sarebbe stato più eclatante, probabilmente. 

In conclusione, non ho trovato questa originalità tanto millantata; per il momento l'ambientazione è troppo scarna per essere rappresentativa di questa nuova corrente asiatica che si sta finalmente facendo strada anche nell'editoria occidentale; i personaggi servono al loro scopo, ma nessuno mi ha particolarmente colpito, protagonista compresa; la trama è molto lineare, e forse pure un po' troppo per i miei gusti: i colpi di scena, se così vogliamo chiamarli, si vedevano arrivare lontano un miglio; il finale... mah.

Ve lo consiglio? Bella domanda. Oggettivamente parlando, La guerra dei papaveri di R.F. Kuang non è un brutto prodotto. Sul mercato ce ne sono altrettanti molto simili che hanno avuto ampio successo. Non c'è innovazione, ma come storia alla fine è piacevole. Come già detto, alcuni personaggi potrebbero coinvolgere voi più di quanto non abbiano fatto con me, perché alla fine non sono descritti male. Diciamo che, se dovessi pensare ad un fantasy d'avventura da consigliare, questo non sarebbe il primo, ma è anche vero che non sarebbe neanche l'ultimo. Sono combattuta perché vedo per quale motivo alla gente potrebbe piacere, ma, dati alla mano, non ci trovo motivi sufficienti per farlo io stessa, e non ho intenzione di continuare la trilogia, anche perché un prodotto del genere 22€ secondo me non li merita.
Vi posso solo lasciare con il consiglio di non partire sperando di trovarci il capolavoro del secolo, di non attendervi chissà quali prodezze letterarie o stilistiche né di sperare in altro oltre a ciò che leggerete già nella prima parte (cosa che io invece ho fatto fino alla fine). Se vi piacerà, sarò contenta per voi, se così non fosse... benvenuti e benvenute nel club!

NB: Controllate i Trigger Warning prima di leggerlo! Ci sono delle scene particolarmente crude, specialmente nella seconda parte.


VOTO





2 commenti:

  1. Aspettavo questa recensione da tempo! In ogni caso a me già non attirava, ora lo balzo senza rimpianti. Tra l'altro concordo con te, 22€ per in libro che alla fine è mediocre o comunque nella media anche no. Nel complesso mi dispiace perché c'erano le basi per una buona storia un po' fuori dai soliti schemi ma capisco che sviluppata così non possa che lasciare l'amaro in bocca. Comunque recensione bellissima e super dettagliata come sempre ❤️❤️

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    1. Purtroppo a me non ha convinto per niente, ma moltissimi lo hanno amato: quando succede, ti rimane sempre un po' l'amaro in bocca, è vero. Se gli si vuole dare una possibilità, personalmente consiglio l'edizione flessibile a 14€

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