Oggi vi porto la recensione di un libro che aspettavo da tanto e che ero stata quasi tentata di comprare in inglese prima che venisse annunciata l'edizione italiana. Sto parlando di Iron Widow di Xiran Jay Zhao!!
Iron Widow
di Xiran Jay Zhao
Trama
“Forse, se le cose fossero diverse, a questo mi potrei abituare. A venire cullata nel suo calore e nella sua luce. A venire apprezzata. A venire amata. Ma non ho alcuna fede nell’amore. L’amore non mi può salvare. Scelgo la vendetta.” A Huaxia ogni ragazzo sogna di pilotare le Crisalidi, giganteschi robot da guerra mutanti derivati dalle spoglie degli Hundun, alieni animati dal metallo-spirito che da tempo hanno invaso la Terra insediandosi oltre la Grande Muraglia. La massima aspirazione concessa a una ragazza, invece, è quella di diventare la pilota-concubina di qualche famoso combattente, ottenendo una lauta ricompensa per la propria famiglia in cambio quasi sempre della vita, consumata nello sforzo mentale richiesto per supportare il pilota in battaglia. Quando la diciottenne Zetian si offre per il ruolo, ha in mente tutt’altro: il suo scopo è assassinare il celebre pilota responsabile della morte della sorella. Ciò che non ha pianificato, però, è di sopravvivere alla sua vendetta sul campo dimostrando una forza mentale inaudita per una donna, venendo quindi etichettata come Vedova di Ferro, leggendaria figura di pilota donna molto temuta e – non per caso – sconosciuta al popolo che segue ogni combattimento sul proprio tablet. Per domare la sua scomoda ma inestimabile forza mentale, Zetian viene messa in coppia con Li Shimin, il più forte e controverso pilota di Huaxia, che porta sulle spalle l’assassinio della propria famiglia. Ma una volta assaggiato il potere, Zetian non si piegherà tanto facilmente. Non perderà occasione di sfruttare la loro forza e infamia combinate per scampare a un attentato dopo l’altro, finché non riuscirà a capire esattamente perché il sistema dei piloti funziona in modo misogino e a impedire che altre ragazze vengano sacrificate.
Recensione
Parliamone.
Avevo altissime aspettative per Iron Widow, che (spoiler) non sono state mantenute. Le pecche sono tante, ma faccio fatica a valutarle a causa di quello che per me è il grande problema di questo libro: non si comprende quale sia il target di riferimento.
Cercando di ricostruire la storia di Iron Widow, è saltato fuori che originariamente la bozza fosse “decisamente troppo dark per poter essere proposta come libro per ragazzi” e quindi attraverso rimaneggiamenti vari il tutto sarebbe stato più alleggerito (?). Non ho modo di sapere come doveva essere in partenza, quello che so, però, è che questo prodotto finale è tutto fuorché ben definito.
Fosse stata la prima bozza, sarebbe stata una gran bozza, ma pur sempre una prima stesura che avrebbe necessitato di diverse revisioni. Il problema di Iron Widow è che in questo caso si parla del prodotto finito!
Cercando di rendervelo quanto più chiaro possibile: Iron Widow di Xiran Jay Zhao presenta dei temi New Adult, la psicologia e la caratterizzazione dei personaggi di uno Young Adult e lo stile e la resa spaziale/temporale di un Teen. Riuscite a comprendere adesso perché non funziona?
Come si fa a valutare un libro che non sembra rientrare in nessun target specifico? E che non lo fa neanche bene, stonando ovunque lo si voglia piazzare?
Se stessimo valutando un Teen, il ritmo della narrazione, la poca caratterizzazione delle dinamiche relazionali e la poca attenzione al worldbuilding sarebbero comprensibili. Meno, invece, i temi a volte molto pesanti.
Ma se fosse uno Young Adult, invece? Niente di tutto questo sarebbe scusabile.
Come ho già anticipato, subito dopo averlo finito, sulle mie pagine Instagram e TikTok, su una scala da 1 a 10, Iron Widow sarebbe un 6,8 (approssimato a 7). È un voto parziale, però, e dovuto unicamente al fatto che non sappia come classificarlo. Provando a tenere il piede in due scarpe, questa sufficienza abbondante mi sembra più che abbastanza.
Ci sono libri che sono un “vorrei ma non posso”, Iron Widow invece è un “vorrei, ma per qualche motivo non lo faccio anche se ne sarei in grado”. Questo è sicuramente uno degli aspetti che più mi infastidisce, perché la storia c’era, lo stile anche, il potenziale era tutto lì, ma si è preferito limitarsi alla sufficienza. Senza infamia e senza lode, né carne né pesce, insomma, ho reso l’idea.
Si sente particolarmente l’andamento da libro Teen, perché gli eventi che si susseguono sono lo stretto indispensabile per far progredire la storia, ma senza dar adito ad approfondimenti maggiori; non si va ad indagare realmente la cultura di questo Paese, né ci viene detto molto degli aspetti politici, sociali… tutto ciò che vediamo è ridotto al mero proseguire della trama. Gli eventi stessi a cui assistiamo sono intervallati da giorni, se non settimane intere, di cui non venivamo resi partecipi. Tenendo a mente il modo di dire “show don’t tell”, ovvero la convinzione che sia meglio mostrare piuttosto che raccontare [NB: va saputo usare. Gli abusi, sia in un senso che in un altro, sono sempre da evitare], in questo caso c’è davvero troppo “tell”. Ad esempio, ci viene detto che si allenano per due settimane, ma non ci viene mostrato nulla. Si esaurisce tutto il tempo di leggere la riga e via, si va avanti.
Se lo si vuole prendere come uno YA (che poi è il target a cui viene ufficialmente indirizzato), si sente la mancanza di un approfondimento. Così come di un’adeguata introspezione dei personaggi. Potenziale che, ripeto, ci sarebbe stato tutto, perché si presentano tutti molto interessanti e – per quel poco che abbiamo avuto modo di vedere – sfaccettati.
Sempre per rimanere nell’ambito di ciò che si sarebbe potuto fare meglio, troviamo i dialoghi. E in particolare questa piccola espressione ripetuta da tutti i personaggi, di qualsiasi estrazione sociale, in qualsiasi scenario (si sente l’ironia passivo-aggressiva o devo essere più esplicita?), che mi faceva venire l’orticaria ogni volta che appariva: “Ehm.” Ehm usati ovunque e da chiunque! In situazioni imbarazzanti o di vita e di morte, in momenti teneri o di paura, da contadini o da nobili altolocati.
Dal punto di vista linguistico, Iron Widow pecca completamente su tutta la linea. Mancano espressioni tipiche della loro cultura e, semplicisticamente, vengono usate quelle nostrane; non c’è il tentativo reale di far corrispondere la lingua all’estrazione sociale di ciascuno, quindi la contadina del paesino sperduto di frontiera, semi analfabeta, parlerà alla stessa maniera del figlio di uno degli uomini più ricchi del Paese, mandato nelle migliori scuole e con una preparazione infinitamente più elevata. E questo discorso si applica anche ai generali dell’esercito, eccetera eccetera.
Per ultimo, fra le critiche, ho tenuto quell’aspetto a cui tenevo di più e che, se fosse stato ben reso, mi avrebbe pure fatto chiudere un occhio a tutti questi “problemini tecnici”: la relazione poliamorosa che la protagonista, Zetian, intratterrà con i due personaggi maschili principali, Yizhi e Shimin.
Come prima: grande potenziale, bei personaggi, alta sfruttabilità, resa mediocre.
Tenendo a mente che tutto viene trattato secondo uno stile Teen, anche in questo caso non c’è stato il ben che minimo approfondimento. Qui, più che in altre parti della storia, si sente la netta mancanza di pagine e pagine di introspezione e non. Se dal punto di vista della trama, le poche cose che ci vengono raccontate svolgono comunque il loro ruolo e fanno ben progredire la storia (senza scintille, ma comunque senza buchi), nel caso dello sviluppo della loro relazione non si può dire lo stesso.
Il rapporto che Zetian ha con Yizhi ha più pagine e risulta nettamente più sviluppato degli altri due del triangolo, ma – non volendo fare paragoni – è a malapena sufficiente.
Al secondo posto troviamo il rapporto fra Zetian e Shimin, che se da una parte si può capire come avrebbe funzionato, dall’altra risulta comunque affrettato e leggermente improvviso.
Al terzo e ultimo posto troviamo, invece, il rapporto fra Yizhi e Shimin, che inevitabilmente soffre del fatto che la storia sia raccontata solo dal punto di vista di Zetian e che, di conseguenza, si viva tutto attraverso i suoi occhi. Anche in questo caso, però, è visibile il perché questi due personaggi potrebbero funzionare bene in una relazione, ma per come ci viene presentata, questa non risulta naturale. È artificiale in tutti i sensi: sono davvero pochi i momenti in cui i due interagiscono e non si parla di piccoli indizi lasciati qua e là per chi sta leggendo, posizionati adeguatamente per risvegliare l’attenzione dei lettori più attenti e instillare comunque il seme di un sospetto nel cuore dei più distratti. No. Quei tre o quattro momenti che avvengono sono segnalati con cartelli al neon e annunci al megafono! Non sono momenti che a malapena registri, ma che andando avanti iniziano a costruirsi arrivando al punto in cui ti costringono a fermarti e dire “Ehi, aspetta un attimo, ma quella cosa che ho letto tre capitoli fa potrebbe essere…”. No, qui si parla della protagonista che assiste a piccole dimostrazioni di affetto e inizia a farci speculazioni sopra! Non è il lettore a chiedersi se il personaggio possa essere bisessuale, è la protagonista stessa. Ma questo tentativo di evitare che il lettore si perda tali avvenimenti risulta forzato come non mai. È come se si credesse che il chi legge potrebbe essere troppo distratto, per non dire sciocco, e quindi necessitasse di un “aiutino da parte del pubblico”. Anche no, grazie. Perché il risultato che si ottiene è che ci sia qualcosa di artificioso, poco naturale, per nulla spontaneo. Si capisce già dove vorrà andare a parare la storia, ma in modo fastidioso.
Alla luce di ciò si capisce meglio come faccia ancora più rabbia il fatto che un libro con chiare tematiche YA sia stato trattato come un Teen. Siamo stati derubati di una gran bella storia d’amore e non so se lo perdonerò mai al libro (o ai suoi editor).
Venendo invece a ciò che mi è piaciuto, al primo posto troviamo senza dubbio il messaggio di denuncia sociale ad un sistema patriarcale e al modo in cui sono viste e trattate le donne. Ho amato come alla storia sia stato ben amalgamato il tema delicato, quanto raccapricciante, della fasciatura dei piedi. Questa pratica consisteva nel piegare le quattro dita più piccole al di sotto della pianta del piede e avvicinare l’alluce al tallone attraverso lo spezzamento e successiva deformazione delle ossa. Si era soliti effettuarla alle bambine fra i 2 e gli 8 anni e l’intento era quello di ottenere un piede minuto dalla lunghezza di 7/12 cm. Private dell’equilibrio che forniscono le dita dei piedi, l’andatura risultava fluttuante come il loto piegato dal vento (da qui la precedente denominazione di Loto d’oro o Gigli d’oro), ma anche estremamente dolorosa. Quella che a tutti gli effetti era una disabilità si portava dietro anche un dolore cronico che non sarebbe passato mai.
La volontà, dunque, di far conoscere al grande pubblico non solo questa pratica ignobile, ma anche tutto il dolore che ne conseguiva (difatti, più erano piccoli e deformi i piedi, più il dolore era forte e più la ragazza era degna in quanto capace di sopportare il dolore), non limitandosi a dire che la protagonista le era stata sottoposta da bambina, ma mantenendolo come un tratto caratteristico e distintivo – quale è – di Zetian è una delle cose che ho apprezzato di più. È forse anche uno dei temi più crudi, personalmente più di tutte le morti che possono avvenire sul campo di battaglia. Ho quindi particolarmente apprezzato questa aspra critica ad una pratica che durò dal 900 d.C. ca. al 1902 (ufficialmente; ufficiosamente andò avanti per oltre mezzo secolo).
Al secondo posto troviamo la varata della personalità di Zetian da arrabbiata, ma pur sempre misurata, a oscura e cruenta. Quante volte ho desiderato che le protagoniste si prendessero semplicemente la loro vendetta, senza cedere di fronte ad amici e parenti che cercavano di impedirglielo al grido di "Non essere come loro! Tu sei buona". Non dico che dovrebbero dare tutte fuoco al mondo, ma è stato bello vederlo accadere almeno una volta.
So di persone che non hanno apprezzato particolarmente questa evoluzione, evidenziando il lato quasi crudele di alcune cose che avverranno. Personalmente mi ritrovo a dissentire. O meglio, è stata proprio la dimostrazione di rabbia pura e semplice ad essermi piaciuta (vi ricordo i temi New Adult).
Infine, sebbene penalizzati dallo stile, alcuni risvolti di trama mi sono piaciuti particolarmente e ogni tanto a distanza di mesi ancora mi ritornano in mente.
In conclusione, Iron Widow di Xiran Jay Zhao è un libro che consiglierei? Sì. Sì, perché secondo me la carenza di stile non è sufficiente ad ignorare il peso dei temi portati e quella che – si spera – sarà una relazione poliamorosa dal grande potenziale. Ha diversi problemi e io ho voluto segnalarveli tutti per avere una visione d'insieme più completa, ma non voglio che passi il messaggio che Iron Widow non mi sia piaciuto, perché mi è piaciuto, e tanto anche! Sarebbe stato meglio con editor e imposizioni diversi (parrebbe essere stato fissato un tetto massimo di parole che hanno provocato il taglio di diverse parti)? Senz'altro, ma fosse anche solo per la rappresentazione di una relazione romantica diversa da quella che si vede di solito, io dico che ne vale la pena.
VOTO
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